Mercoledì 24 Aprile 2024

No Tav, conto salato. Fondi europei a rischio

Bruxelles pronta a intervenire se l’opera sarà terminata in ritardo. Il commissario Foietta: "Appalti a dicembre o danni da 75 milioni di euro al mese"

Il cantiere della TAV Torino-Lione (Ansa)

Il cantiere della TAV Torino-Lione (Ansa)

Roma, 15 novembre 2018 - Se la Tav Torino-Lione non verrà realizzata nei tempi, l’Europa taglierà i fondi per la sua realizzazione. "La Torino-Lione – ha detto ieri Enrico Brivio, portavoce della Commissione Europea per i Trasporti – è un’opera importante, non solo per Francia e Italia ma per l’Europa intera. Il progetto è in corso e tutte le parti devono mantenere i propri sforzi. Ritardi nella realizzazione potrebbero portare a una riduzione dei finanziamenti Ue". La cifra la quantifica il commissario straordinario per la Torino-Lione, Paolo Foietta: "A dicembre devono partire le gare d’appalto, altrimenti ci sarà un danno erariale di 75 milioni al mese di finanziamenti europei persi". 

Associazioni d’impresa e sindacati chiedono un confronto col governo "per discutere di dati certi e incontrovertibili", invece di valutazioni costi/benefici fatti nelle segrete stanze dagli esperti nominati dal ministro Toninelli. I favorevoli sottolineano quanto l’attuale linea del Frejus sia obsoleta e questo determini uno squilibrio a favore dell’inquinante traffico su gomma, che tra Italia e Francia ha raggiunto la cifra di 3 milioni di tir l’anno. "Il traffico che attraversa l’arco alpino occidentale – osserva Foietta – è in marcata crescita dal 2014 e, se esistesse una linea ferroviaria adeguata, avrebbe già recuperato i valori pre-crisi economica. Invece stanno crescendo i volumi di traffico esclusivamente stradali, mentre continua a diminuire il trasporto su ferro, poco più del 7% del totale". 

Considerato che ogni treno vale 30 tir, se la quota dei trasporti su rotaia salisse al 30% (come peraltro già accade tra Italia e Austria) sarebbe possibile risparmiare 856mila veicoli pesanti l’anno, co benefiche ricadute sull’impatto ambientale. Da notare che il treno è competitivo col Tir su tratte oltre i 650 chilometri: sui 900 chilometri, spedire merci per rotaia costa dal 22 al 32% in meno che sulla gomma. 

"La tratta di valico attuale del Frejus – rincara la dose Foietta – non è solo fuori mercato ma è anche pericolosa, perché priva delle dotazioni di sicurezza che l’Ue richiede per i tunnel di base moderni: separazione dei flussi con canne separate, uscite di sicurezza ogni 500 metri, impianti di ventilazione forzata". Per garantire la sicurezza del tratto del Frejus, oggi Rfi deve adottare severe limitazioni al transito, vietando l’incrocio tra treni e, quindi, riducendo la sua capacità. "Ma tra i binari – ricorda Foietta – c’è un interasse che è in deroga alle norme di sicurezza". Non a caso, gli operatori cercano altre strade. Senza una nuova linea per i treni moderni, il traffico merci su rotaia tra Italia e Francia è destinato all’oblio.