Mercoledì 24 Aprile 2024

Nello struscio si rivela la vera Italia

Giorgio

Comaschi

Bisognerebbe dichiarare lo struscio patrimonio mondiale dell’Unesco (tanto, la materia è inflazionata e nascono patrimoni mondiali come funghi). Perché sta nello struscio, cioè nella passeggiata lungo i corsi principali delle cittadine di mari e monti, la verità della nostra essenza. Per esempio il fatto che siamo molto confusi si nota lì. Esaminato uno struscio "cortinese" in Corso Italia. Lei: scarponcino da montagna, calzettoni alti con nani o babbi natale, pantaloncino corto di pelle, bomberino centogrammi, occhiale a specchio e, a tracolla, una Saint Laurent gigantesca, che c’entrava, con quel look, come i cavoli a merenda. Oppure: tacchettino, tubino, gioellini pendenti a tutti i polsi e lobi e zaino scalcagnato da studente in gita. Si crolla sul particolare. Poi passiamo a lui: bomberino centogrammi (senza non sei nessuno), braga da basket, Rolex, sigaro, e ciabattoni tipo Birkenstock ma di plasticazza orrenda. Ma succede così dappertutto, da viale Ceccarini e Madonna di Campiglio, dal Manzanarre al Reno. Si fa casino. Come nella vita. "Bisogna vestirsi a cipolla", dicono. Ma la "cipolla" spesso fa rimettere gli struzzi, perché è tremenda l’accozzaglia che la gente sceglie per il suo outfit (si dice così oggi, per essere superiori ai tapini che usano la desueta e vituperata lingua italiana). Lo struscio è lo specchio, la tv della nostra vita. Abbiamo le idee chiare? Basta osservare la passeggiata e fare scorrere la pellicola. Semplicità studiate e complicatezze ricercate e ispirate da gusti da canguro, copiando divi e dive holliwoodiane che spesso vestono da cani. Anche la passeggiatina del dopo cena al mare è un classico, ma in quei casi non si va per struscio, ma per necessità di pascolare carriolini di bimbi o nonni bisognosi di un po’ di movimento. È nelle località mondane che si vede l’evoluzione antropologica e si hanno risposte più chiare. Insomma. Dimmi come strusci…e ti dirò chi sei.