Venerdì 26 Aprile 2024

Napoli laboratorio, vince l’asse Pd-M5S

Sindaco subito l’ex ministro Manfredi, con i complimenti di De Luca. Sconfitto il pm Maresca (centrodestra): "Ma resto in politica"

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di Nino Femiani

Gaetano Manfredi a valanga, crollo della destra che trascina il pm Catello Maresca nell’abisso della sconfitta al primo turno, mentre Antonio Bassolino, travestito da guastafeste, non riesce a suscitare nei napoletani l’antico amore. È una festa per il laboratorio politico Dem-M5S, soprattutto per il Pd che dopo 10 anni si riprende Palazzo San Giacomo, sede del municipio di Napoli. Dopo il ciclone arancione e le faide interne, i democrat trovano un’inattesa concordia e il candidato giusto, l’ex ministro ed ex rettore dell’università Federico II che vince con il 63,2% e amministrerà la città con una maggioranza blindata.

Una vera débâcle quella del centrodestra che aveva puntato su Maresca, l’uomo che arrestò il boss dei Casalesi, Michele Zagaria. L’ex pm, presentatosi con l’aura del candidato civico, non aveva mai scaldato i cuori di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Una parte di azzurri si era trasferita armi e bagagli nella "Grande Armée" dell’ex rettore con una lista, Azzurri Napoli, guidata dall’ex capogruppo forzista in Consiglio comunale. Senza contare il pasticcio finale con l’esclusione di quattro liste, tra cui anche quella leghista. "Non mi sento abbandonato dal centrodestra – dice Maresca che si è fermato al 22% –. Avevamo di fronte una sinistra con 13 liste e abbiamo dovuto affrontarla con quattro liste in meno. Resto in politica e farò opposizione seria a Manfredi, eletto sindaco da una minoranza di cittadini" In questo clima è stato un gioco per Manfredi conquistare la vittoria, forte da una parte dell’appoggio del M5S e del presidente della Camera, Roberto Fico, dall’altra del decisivo endorsement del governatore De Luca. Il presidente della Regione ha ispirato due liste a sostegno del candidato dem oltre a manifestargli in diverse occasioni il suo appoggio. Già dai primi exit poll appare chiara la vittoria al primo turno dell’ex ministro. Maresca attende fino alle 17, poi telefona a Manfredi per congratularsi con lui e riconoscere la sconfitta. Segue Bassolino, attorno al 7,7%, che commenta: "Spero che questa maggioranza di 13 liste non si squagli".

Esplode la festa nel quartier generale del neo sindaco che dovrà affrontare subito tre questioni. La prima: conquistare il popolo dell’astensione che a Napoli è più radicato che altrove. Dei 776mila elettori si è presentato alle urne solo il 47,19%, sette punti in meno del 2016. La seconda: trovare la chiave per affrontare il debito del Comune che si aggira sui 3,5 miliardi di euro, una montagna di deficit che spinge il municipio sull’orlo del fallimento, tenendo conto che solo il 27% dei napoletani paga le imposte comunali. La terza: dimostrare di governare uscendo dal cono d’ombra di De Luca. Il quale non manca di esultare: "È la vittoria della concretezza, della serietà, del rifiuto di ideologismi, dopo un decennio di nullità amministrativa. È la vittoria dell’impegno a una piena collaborazione fra Comune e Regione".

Ingegnere, 57 anni, natali ad Ottaviano, fede juventina, sposato con un medico, fratello consigliere regionale, Manfredi promette una "rivoluzione gentile", ma decisa. "È un risultato straordinario che rappresenta una grandissima responsabilità, ho sentito Conte lavoreremo insieme. Farò una giunta tecnico-politica di alto livello, serve competenza e politica, una giunta che sia in grado di dare risposte nella fase della costruzione della nuova Napoli, perché serve il progetto ma anche buoni esecutori", annuncia. C’è già un nome: il prefetto Antonio De Jesu, ex questore a Napoli e Milano.