Mercoledì 24 Aprile 2024

Bari, influencer muore durante intervento di chirurgia plastica

Alessia Ferrante, 37 anni, si è sentita male subito dopo l'anestesia. Indagato il chirurgo

Alessia Ferrante in un'immagine pubblicata su Instagram

Alessia Ferrante in un'immagine pubblicata su Instagram

Bari, 11 aprile 2020 -  E' morta a 37 anni durante un intervento di chirurgia plastica. Adesso la Procura di Bari ha aperto un'inchiesta sulla morte di Alessia Ferrante, di Bisceglie, avvenuta ieri pomeriggio durante un intervento di chirurgia plastica in un poliambulatorio privato di Monopoli.

La donna, una influencer, sarebbe andata in arresto cardiaco subito dopo la somministrazione dell'anestesia. È stato il titolare dello studio medico a chiamare i soccorsi. Quando l'ambulanza è arrivata gli addetti del 118 hanno tentato invano manovre rianimatorie. Il pm di turno, Gaetano de Bari, ha ordinato il sequestro della struttura e nelle prossime ore disporrà l'autopsia.

Secondo quanto riporta l'agenzia Ansa, il titolare del poliambulatorio di Monopoli dove ieri è morta la donna, il chirurgo plastico Francesco Reho, è formalmente indagato per omicidio colposo. Il professionista è già stato sentito a sommarie informazioni nell'immediatezza dei fatti dai carabinieri, fornendo la sua ricostruzione dell'accaduto.

Stando a quanto accertato finora, la donna si sarebbe dovuta sottoporre, in anestesia locale, ad un intervento di asportazione di tessuto adiposo dalle gambe. Immediatamente dopo la somministrazione del farmaco anestetico, la 37enne ha avvertito un malore. In passato si era sottoposta a diversi altri interventi di chirurgia plastica in altri studi medici.

"Siamo a disposizione degli inquirenti e collaboreremo, come abbiamo già fatto. Il dottor Reho è estremamente dispiaciuto e affranto per l'accaduto", ha dichiarato l'avvocato Gregorio Baldassarre, difensore del chirurgo plastico Reho. "Gli investigatori - precisa l'avvocato - non hanno dovuto procedere a sequestro con sigilli perché è stato il dottor Reho a mettere la struttura a disposizione per i necessari accertamenti. Il professionista - aggiunge il legale - è particolarmente dispiaciuto perché con la donna c'era un anche un rapporto di collaborazione professionale, in quanto lei era una promoter delle attività dell'ambulatorio".