Sabato 7 Giugno 2025
REDAZIONE CRONACA

Stop a monumenti imbrattati: cosa prevede il disegno di legge che punisce attivisti e vandali

Pene severe per chi danneggia beni culturali o ambientali: carcere e multe fino a 60mila euro. Il ministro Sangiuliano: “Chi compie questi atti se ne assuma le responsabilità”

Stop a monumenti imbrattati: cosa prevede il disegno di legge che punisce attivisti e vandali

Roma, 11 aprile 2023 – Nessuna tolleranza verso chi imbratta monumenti e opere d’arte. Il governo dichiara guerra agli eco-attivisti di 'Ultima generazione' (e non solo) e ai vandali. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato il disegno di legge che mira a inasprire le sanzioni per chi si rende colpevole “di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”. 

Blitz degli attivisti di Ultima Generazione nella fontana della Barcaccia in Piazza di Spagna (Ansa)
Blitz degli attivisti di Ultima Generazione nella fontana della Barcaccia in Piazza di Spagna (Ansa)

"Gli attacchi ai monumenti e ai siti artistici producono danni economici alla collettività – spiega il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano –. Per ripulire occorrono l'intervento di personale altamente specializzato e l'utilizzo di macchinari molto costosi. Chi compie questi atti deve assumersi la responsabilità anche patrimoniale". 

Le sanzioni: carcere e multe

Il testo, proposto dal senatore Marco Lisei di Fratelli d’Italia, punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni chi deturpa o imbratta edifici pubblici o di culto ed edifici sottoposti a tutela come beni culturali.

Ma, oltre alle sanzioni penali, sono previste multe da 20 a 60mila euro per quanti distruggano, disperdano, deteriorino o rendano “in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali” ed altre sanzioni amministrative dai 10 a 40mila euro per chi “deturpa o imbratta” questi beni o destina “ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione” o "incompatibile con il loro carattere storico o artistico”. Il provvedimento destina quindi i proventi delle multe al Ministero della Cultura in modo che siano impiegati per il “ripristino dei beni”.

Il provvedimento precisa poi che sarà possibile notificare il verbale della multa “entro 120 giorni dal giorno in cui il fatto è commesso” e che è previsto il pagamento della stessa in misura ridotta se viene pagata entro 30 giorni dalla notifica, ma solo per una volta in 5 anni: insomma lo “sconto” non è ammesso a chi se ne sia già avvalso, nei cinque anni precedenti. “Per tutto quanto non espressamente indicato” è applicabile la legge di depenalizzazione del 1981 secondo la quale non possono essere applicate multe se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima di aver commesso la violazione. La previsione delle multe si aggiunge quindi alle pene già previste dal codice per i reati di danneggiamento (reclusione da sei mesi a tre anni) e interruzione di pubblico servizio.

Inoltre, per chi ha riportato una o più denunce o è stato condannato – anche con sentenza non definitiva – per vandalismo o danneggiamento volontario di beni culturali tutelati, è previsto il divieto, per un minino di sei mesi ad un massimo di un anno, di avvicinarsi a una distanza inferiore a 10 metri agli edifici sottoposti a tutela. La trasgressione del divieto comporta una multa che va dai 500 ai 1.000 euro.

Una lunga lista di episodi

Nella relazione illustrativa che accompagnava il disegno di legge, il relatore Lisei ha evidenziato come "il diritto di scegliere di compiere azioni di disobbedienza civile" non debba essere "assolutamente confuso con il non-diritto a compiere azioni vandaliche per porre all'attenzione delle persone questo o quel problema o esigenza". Lisei elencava quindi una serie di episodi verificatisi nell'ultimo anno: l'ingegnere saudita che ha condotto il suv Maserati preso a noleggio "sulla scalinata di Trinità dei Monti" (l'uomo oggi è stato rinviato a giudizio); il tizio che "ha percorso a bordo di uno scooter, sempre a noleggio, una parte del parco archeologico degli scavi di Pompei"; lo "sci nautico a Venezia nel Canal Grande", i graffiti sulle mura del Colosseo, la "vernice su una facciata di Palazzo Madama e su altri immobili delle istituzioni pubbliche". "Tali azioni – viene rimarcato nel testo –  hanno una loro gravità e non possono essere etichettate come 'bravate': sono gravi in ambito sociale perché coloro che le hanno commesse o non le hanno considerate affatto un'anomalia comportamentale o le hanno commesse sapendo che sono un'anomalia ma non se ne sono assolutamente curati".