Venerdì 20 Giugno 2025
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Divorzio Trump-Musk, Del Pero: “Ego incontenibili, Donald in posizione di forza”

L’americanista di Sciences Po: “Il confronto è degenerato, retorica tossica. Il presidente ha più leve per colpire. Elon leader politico? Sarebbe interessante”

Divorzio Trump-Musk, Del Pero: “Ego incontenibili, Donald in posizione di forza”

Roma, 7 giugno 2025 – Due personalità forti, vicine a uno strappo forse irreparabile. Una retorica violenta, che ha ricadute dirette sull’opinione pubblica. E minacce di ritorsioni sempre più preoccupanti. Mario Del Pero, professore di Storia degli Stati Uniti a Sciences Po, a Parigi, spiega le ragioni e le possibili conseguenze del divorzio fra Trump e Musk.

Professor Del Pero, Trump e Musk sembravano una coppia vincente. Cosa non ha funzionato?

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Elon Musk e Donald Trump fuori dalla Casa Bianca con la Tesla regalata dal primo al secondo (che l’ha già venduta)

“Sicuramente c’erano due ego troppo grandi per essere contenuti in una singola stanza. Musk, diversamente da altri imprenditori, ama molto i riflettori e si è sovraesposto, mettendosi in una condizione oggettiva di rischio. Inoltre, non hanno funzionato nemmeno questi ampi poteri non istituzionalmente definiti che gli sono stati assegnati con il Doge, un dipartimento che non passa attraverso una norma congressuale, con una nomina che non ha subito il processo di ratifica del Senato. Questo ha reso Musk inviso anche a molti repubblicani”.

La sua attività al Doge può averlo messo in difficoltà?

“Con il suo lavoro al Doge, promosso con grande aggressività, Musk è entrato in conflittualità con il governo federale, che è il primo datore di lavoro del Paese. Ha irritato una parte rilevante dell’America e aumentato la sua impopolarità, rischiando di coinvolgere negativamente anche l’amministrazione”.

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Ieri era prevista una telefonata di riconciliazione. Perché secondo lei non è avvenuta?

“Questa baruffa sui social è di per sé una dimostrazione dell’imbarbarimento del confronto politico. Che l’imprenditore e l’uomo più potente del mondo si comportino come due bulli adolescenti lascia senza parole. Anche perché, al di là dei moralismi, il loro messaggio arriva all’opinione pubblica. È una pedagogia tossica. Quanto alla telefonata, l’impressione è che la spirale sia andata fuori controllo e che ci siano pochi margini per ricucire”.

A chi dei due conviene meno il muro contro muro?

“Credo che abbia più da perdere Musk, che non ha dietro né il movimento Maga né 77 milioni di elettori. Trump ha leve e strumenti: può togliere commesse federali, finanziamenti, sussidi. I governi statali, come per esempio quello del Texas, possono revocare o bloccare agevolazioni che hanno favorito Musk. Può anche aprire un’indagine su come gli sia stata concessa la cittadinanza. Ma anche Musk ha i suoi strumenti: è stato il principale finanziatore della campagna dei repubblicani e ha in outsourcing, attraverso i suoi satelliti, funzioni vitali per gli apparati di sicurezza degli Stati Uniti. Entrambi hanno carte da giocare e le hanno già messe sul tavolo, in un’ottica di intimidazione che è spesso la cifra comunicativa di entrambi”.

Però Musk sembra molto sicuro di sé. Pare voglia fondare addirittura un nuovo partito.

“Questo diventerebbe un caso di scuola molto interessante, per capire se pesa di più il potere economico-imprenditoriale o quello istituzionale. Ma finanziare campagne elettorali o corrompere è una cosa. Costruire consenso, catturare voti e vincere le elezioni è molto più complicato. Trump ha dimostrato di saperlo fare, pur non essendo un imprenditore di successo come Musk”.

I leader vicini a Trump che volevano fare affari con Musk ora che faranno?

“Non è una condizione semplice. Molto dipenderà da come evolverà questa lite. Ma alla fine credo che il presidente abbia molte più leve. Tuttavia, la partita è ancora aperta”.