Mercoledì 24 Aprile 2024

Mezza Italia rischia di tornare arancione. Tempi e impatto economico: le nuove regole

Fontana chiede al comitato tecnico scientifico di anticipare le scelte. In attesa della cabina di regia per valutare le ricadute delle chiusure

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Non solo quella inglese. Ci sono anche la variante brasiliana e quella sudafricana a preoccupare in modo forte gli esperti. Che chiedono al governo, seppur con declinazioni diverse, provvedimenti per evitare che a marzo ci possano essere "40 mila casi al giorno", come ha avvertito il virologo Andrea Crisanti. E torna ad aleggiare lo spettro di un lockdown per mettere da subito un argine alla variante inglese, che pare quella più aggressiva. Dal 25 febbraio, intanto, stop al passaggio tra regioni, mentre sarà cambiata anche la composizione dell’attuale Comitato tecnico Scientifico: ci sarà una cabina di regia anche per la valutazione dell’impatto economico delle prossime chiusure. Per ogni stop a dovranno essere predisposti immediati ristori.

Ma cosa ci aspetta davvero nelle prossime settimane? "I nuovi dati – ha proseguito Crisanti – dicono che su 100 casi 18 sono stati infettati dalla variante inglese. Nelle prossime settimane aumenteranno i contagiati. Bisogna anticipare il virus". E così, mentre stanno per cambiare i colori di alcune regioni (la decisione domani), ecco che l’attenzione degli esperti si focalizza sulle zone in cui le varianti del virus sembrano prendere il sopravvento. "Se ci sono zone con la variante brasiliana, va bloccato tutto – ha proseguito Crisanti –. Le zone rosse non bastano, se ci sono focolai con la variante brasiliana o sudafricana. Se si diffondono queste varianti, abbiamo eliminato l’arma del vaccino. Serve una strategia di medio contenimento con zone arancioni e zone rosse, ma se c’è la variante brasiliana bisogna bloccare tutto. In Italia ci sono un paio di focolai, in Umbria e in Abruzzo, in questo casi bisogna chiudere tutto, fare un lockdown chirurgico".

L’allarme lo ha lanciato anche l’Istituto superiore di sanità: il Covid con variante inglese fa sviluppare una malattia più grave, "con maggiore rischio di ospedalizzazione e di decesso. Inoltre – si sottolinea – la maggiore trasmissibilità della variante inglese si traduce in un maggior numero assoluto di infezioni, determinando così un aumento dei casi gravi".

L’Umbria e l’Abruzzo, dove sono stati riscontrati casi con variante, sono le osservate speciali, ma altre 5 regioni rischiano di tornare arancioni. Probabilmente toccherà all’Emilia-Romagna, il cui presidente Stefano Bonaccini ha già anticipato il cambiamento, ma anche la Lombardia, che nell’area milanese avrebbe un Rt superiore a 1 e dove da ieri 4 comuni sono entrati in ’fascia’ – e non zona – rossa, ha tenuto a sottolineare il governatore Attilio Fontana, che ha chiesto al Cts di essere più veloce nelle decisioni. Rischia anche il Piemonte, poi sono in bilico Friuli e Marche. Si potrebbero aggiungere ad Abruzzo, Liguria, Toscana e Provincia di Trento (già arancioni) e a Umbria e Provincia di Bolzano che sono in parte (la provincia di Perugia) o tutte rosse.

Difficile da digerire dopo 4 settimane in cui l’Italia si trova in un plateau, "momento delicato di calma – lo descrive così il virologo Pregliasco – prima di una potenziale tempesta". Di qui la richiesta di una nuova stretta, vista l’impossibilità di una campagna vaccinale capillare. Massimo Galli, direttore del Sacco di Milano, ne parla così: "Dovevamo attrezzarci a produrre il vaccino su licenza mesi fa e ora, anche se avessimo lo Sputnik (il vaccino russo, ndr) non ne avremmo comunque a sufficienza".