Giovedì 25 Aprile 2024

Meloni a Bruxelles "Il ghiaccio è rotto, non siamo marziani Ma difendo i confini"

Una serie di faccia a faccia con Metsola, von der Leyen e Michel "Smontata la narrativa sul mio conto". Restano i nodi politici

Migration

di Antonella Coppari

"Marziani? Macché, europeisti". Nel primo viaggio internazionale da premier, Giorgia Meloni la mette giù piatta piatta: "Vedersi aiuta a smontare una certa narrativa fatta su di me e sull’esecutivo". La campagna elettorale è finita, e lei porge ai vertici di Bruxelles il biglietto da visita del suo governo. Determinata a far sentire la sua voce, ma accettando in pieno le regole dell’Unione: "Siamo qui per difendere gli interessi nazionali dentro alla dimensione Ue insieme agli altri paesi". Non casualmente, nella dichiarazione che rilascia alle otto di sera, parte dalle conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo cui ha partecipato Draghi, quello del 20 ottobre: "Ho chiesto di implementarle, e quindi di fare un piano europeo per l’energia". Chiarisce così di muoversi sul solco del predecessore, come lui chiede una risposta comune al prezzo del gas. "C’è la necessità di dare il prima possibile una soluzione europea sul tema dell’aumento dei costi dell’energia e sul tema di un tetto al prezzo". Incalza Ursula von der Leyen, e la presidente della commissione Ue promette che arriverà una proposta nelle prossime settimane. Bisogna vedere se è ciò che si aspetta Giorgia.

Che vive una giornata intensa nella capitale belga assieme al ministro per le politiche Ue, Raffaele Fitto: prima il pranzo "doveroso e piacevole" con il commissario per l’economia Paolo Gentiloni; poi l’incontro cordialissimo con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Colloquio nella nostra lingua e commento entusiasta della maltese: "L’Italia continuerà a svolgere un ruolo centrale nel processo decisionale Ue". Quindi l’incontro più importante con la von der Leyen (causa maltempo arriva in ritardo da Berlino) che al termine commenterà con toni più tiepidi: "Grazie Giorgia Meloni per il segnale forte mandato dalla tua visita alle istituzioni Ue come primo viaggio all’estero". Per concludere in bellezza, il presidente del consiglio europeo Charles Michel, con cui cena.

Quando tutto è compiuto, la Meloni sprizza soddisfazione: "Sono molto contenta di come è andata questa giornata nella quale ho portato il punto di vista italiano". Usa toni europeisti, anzi draghiani. Anche quando si scosta un po’, cioè sul Pnrr, lo fa in punta di piedi: "Vogliamo lavorare insieme per implementare il Pnrr per fare in modo che queste risorse arrivino a terra anche ragionando su quelle che oggi sono le priorità, come la questione energetica" Insomma: sui punti critici – affrontati senza entrare nei particolari con la von der Leyen – il percorso è solo agli inizi: d’altra parte nessuno si aspettava uscisse un accordo su alcunché. Su un punto, poi, il conflitto è quasi palese: l’immigrazione. "Vogliamo un cambio dei punti di vista: la priorità è la difesa dei confini esterni", sottolinea Giorgia che pure dice di aver trovato "orecchie disponibili all’ascolto".

Per quanto riguarda la cornice, il passo avanti c’è stato. Forse è presto per dire che il ghiaccio è rotto, ma di certo è incrinato. Perché la Meloni ha squadernato ieri almeno tre dei quattro requisiti irrinunciabili per l’Europa: sostegno pieno all’Ucraina, rispetto dei conti pubblici, rinuncia a accenti polemici verso la Ue. Resta il quarto punto: diritti civili, che in questo caso si traducono in ’migranti’. Qui le difficoltà restano: si vedrà nelle prossime settimane se la premier è in grado di dissiparle. Forse sarà questa la prova della verità per Giorgia l’europeista. In Italia invece la prima prova l’attende oggi: "Tra qualche ora ho il Consiglio dei ministri: corriamo contro il tempo per la legge di bilancio", ha confidato alla Metsola. Il primo passo stasera con il varo della Nadef.