Matteo Messina Denaro: tutte le volte che il boss dei boss è riuscito a sfuggire

Le stragi di Capaci e via D'Amelio, l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, i pizzini con Antonino Vaccarino e le operazioni di chirurgia plastica: la storia del numero uno di Cosa nostra

Matteo Messina Denaro (Ansa)

Matteo Messina Denaro (Ansa)

Roma, 1 ottobre 2021 - Oltre 150 agenti, elicotteri, pattuglie munite di apparecchiature speciali e unità cinofile stanno cercando un uomo, il numero uno di Cosa nostra, nonché uno dei latitanti più ricercati al mondo. Stiamo parlando di Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993, quando dopo una vacanza a Forte dei Marmi è sparito. Nessuno l'ha più visto in volto fino a ieri sera, quando è spuntato un video del Tg2 risalente al 2009 che lo riprende nel posto del passeggero in un'auto in provincia di Agrigento. Secondo alcuni è lontano dalla Sicilia da tempo, mentre per altri non si è mai mosso dal Trapanese.

Dal sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, ai pizzini con l'ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino: ripercorriamo la vita e la latitanza, che coincidono da 30 anni, del boss mafioso. 

La vita

'U siccu ("il magro"), DiabolikAlessio e Matteo Cracolici sono solo alcuni dei soprannomi e dei falsi nomi con cui si è firmato Matteo Messina Denaro, nato a Castelvetrano (Trapani) nel 1962. Figlio di Don Ciccio (Francesco), che lo ha preceduto come capo della cosca di Castelvetrano a partire dagli anni Ottanta, si è reso irreperibile dal 1993. Nel novembre dello stesso anno è stato tra gli organizzatori del sequestro e dell'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo. Tra i gli altri crimini di cui è accusato compaiono l'uccisione di Nicola Consales e l'assassinio di Vincenzo Milazzo, insofferente all'autorità di Riina e della compagna Antonella Bonomo, incinta di tre mesi. È stato inoltre il mandante delle stragi di Capaci e Via D'Amelio contro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e ha fornito supporto agli attentati dinamitardi di Roma, Firenze e Milano.  

La latitanza e i tentativi di cattura

La latitanza è iniziata nell'estate del 1993, durante il biennio di sangue degli attentati dinamitardi. Matteo Messina Denaro si è reso irreperibile dopo una vacanza insieme ai fratelli a Forte dei Marmi. Da subito è stato emesso contro di lui un mandato di cattura per associazione mafiosa, omicidio, strage, detenzione e porto di materiale esplosivo e furto, ma è stato tra il 1994 e il 1996, a seguito delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Scavuzzo e dell'operazione Omega che si è compreso il vero ruolo di Messina Denaro in Cosa nostra, che nel 2000 lo ha portato alla condanna all'ergastolo.

Più volte la cattura sembrava cosa fatta, ma U' Siccu - così soprannominato per la sua costituzione fisica - l'ha sempre scampata grazie all'aiuto di una rete di protettori, tra cui, si pensa, ci siano anche uomini vicini ai servizi segreti. Familiari e decine di fedelissimi sono stati catturati, ma lui no, nonostante i tanti tentativi. Il più noto è stato nel 2004 quando l'ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino riuscì a creare un contatto tramite pizzini con Messina Denaro che si firmava con la pseudonimo di Alessio, ma la comunicazione si fermò dopo l'arresto del boss Bernardo Provenzano

Tra il 2009 e il 2010 più di una trentina tra mafiosi e imprenditori trapanesi sono stati arrestati per aver protetto e fornito documenti falsi a Messina Denaro e aver gestito a suo conto estorsioni, incendi dolosi e traffico di stupefacentiNel 2015 inoltre si sono diffuse voci su avvistamenti, mai confermati, tra la Germania e Castelvetrano, su presunti problemi di salute e su interventi di chirurgia plastica al volto e ai polpastrelli per non essere riconoscibile. 

Negli ultimi 3 anni sono stati effettuati ancora tanti arresti di presunti fiancheggiatori del boss di Cosa Nostra che hanno portato a Roma, Milano e perfino negli Stati Uniti, ma mai direttamente a lui.