Martedì 16 Aprile 2024

Mascherine in ospedale Addio all’obbligo Restano solo nelle Rsa e nei Pronto soccorso

Schillaci annuncia l’allentamento delle misure dal primo maggio. In corsia dispositivo raccomandato, ma chi ha sintomi dovrà usarlo. "Così proteggiamo fragili e anziani". Virologi d’accordo col governo.

Mascherine in ospedale  Addio all’obbligo  Restano solo nelle Rsa  e nei Pronto soccorso

Mascherine in ospedale Addio all’obbligo Restano solo nelle Rsa e nei Pronto soccorso

di Giulia Prosperetti

Quando, lo scorso ottobre, la linea del "ritorno alla normalità" sbandierata dal neoministro della Salute, Orazio Schillaci, aveva fatto paventare uno stop alle mascherine anche nelle strutture ospedaliere, infermieri, medici e virologi erano insorti contro il governo. Da allora tale obbligo è stato prorogato con due successive ordinanze, l’ultima in scadenza domenica prossima. Ma la misura, ultimo baluardo della lotta al Covid, resisterà anche al nuovo "allentamento" del governo. La conferma è arrivata ieri dal ministro che ha annunciato la firma della nuova ordinanza in materia.

Un alleggerimento del provvedimento, tuttavia, ci sarà. Dal primo maggio l’obbligo di mascherine nelle strutture sanitarie resterà solo nelle Rsa, nelle strutture sul territorio di lungodegenza e riabilitazione per il personale dipendente e i parenti in visita; nei Pronto Soccorso per il personale sanitario, i pazienti con sintomi respiratori e i loro contatti; e in alcuni reparti ospedalieri considerati più a rischio come quelli di malattie infettive. I dispositivi di protezione individuale saranno, invece, solo "raccomandati" in presenza di anziani, fragili e immunodepressi. Nessun obbligo o raccomandazione per le mascherine al bar, in mensa e nelle sale di stazionamento degli ospedali. Medici di famiglia e pediatri – secondo quanto si apprende – avranno libertà di scelta per i loro studi.

Una scelta, quella del mantenimento dell’obbligo nelle aree più a rischio, che gli esperti definiscono "sacrosanta" e "di buon senso". Tanto che potrebbe diventare strutturale superando la normativa emergenziale. "L’uso appropriato delle mascherine si spera sia uno dei pochi lasciti positivi dell’emergenza pandemica. Nel senso che, passato il momento emergenziale, il loro uso non dovrebbe più essere regolato da decreti, ma da linee guida basate sulle evidenze scientifiche – commenta l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento –. In presenza di sintomi respiratori dovrebbe essere buona prassi usarle in ogni situazione in cui ci sia un qualche affollamento. Dovrebbe essere ovvio usarle nelle strutture sanitarie. Ancora più ovvio regolarne bene l’uso nelle strutture di assistenza ai più fragili, come le Rsa. Speriamo presto nel passaggio dalle ordinanze alle linee guida".

Mentre il governo che ha fatto tabula rasa delle misure anti Covid mostra prudenza, l’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e l’ex ministro della Sanità, Roberto Speranza, devono ora rispondere dei provvedimenti non presi nel febbraio 2020. Saranno interrogati dal Tribunale dei ministri di Brescia il prossimo 10 maggio nell’ambito dell’inchiesta che vede entrambi indagati per la gestione della prima fase della pandemia. L’inchiesta ha fatto luce sulla gestione della prima fase della pandemia nel 2020 e, in particolare, sulla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro. "Si sarebbero evitati 4mila morti" è la tesi della procura di Bergamo sulla scorta della relazione tecnica del professor Andrea Crisanti. "Il 10 maggio, da buon cittadino italiano, andrò davanti ai giudici a riferire tutto quel che so – ha commentato Conte –. Come è giusto che faccia chi si è assunto la responsabilità pubblica e ha cercato sempre di agire in modo trasparente e chiaro, in scienza e coscienza".