Mercoledì 24 Aprile 2024

Macron-Le Pen: scintille sul voto Scontro sui soldi prestati da Putin

Sedici milioni di francesi davanti alla tv. Il presidente uscente incalza la sfidante: ha preso aiuti dalla Russia. E lei mostra la fotocopia di un suo vecchio tweet pro Ucraina. Poi il duello su pensioni, redditi ed Europa

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di Giovanni Serafini

"Il suo partito ha riconosciuto fra i primi l’annessione della Crimea da parte della Russia, madame Le Pen. Avete chiesto milioni di euro in prestito nel 2015 a una banca russa vicina al potere, e non lo avete restituito. Voi dipendete da Putin, madame Le Pen! E questo spiega perché quando ci sono posizioni coraggiose da prendere su questa aggressione al popolo ucraino, voi non ci siete". Sono le 21.30 quando Emmanuel Macron lancia la prima durissima stoccata contro la sua sfidante.

Benché fosse preparata, Marine Le Pen accusa il colpo. "È falso, io sono totalmente libera, non dipendo da nessuno, sono una patriota che difende la Francia", replica. Ed estrae da una cartella la fotocopia di un tweet in cui dichiara di sostenere l’Ucraina cui esprime "solidarietà e compassione assoluta". E contrattacca: "Lei ha ricevuto più volte Putin in pompa magna, all’Eliseo, a Versailles, nel forte di Bregançon. Il prestito l’ho chiesto a una banca russa perché nessuna francese voleva accordarmelo. Sarebbe questa la democrazia? Noi siamo un partito povero, non è un disonore chiedere un prestito. E tutti i mesi ne restituiamo una parte".

Il clima si è fatto di colpo incandescente nello studio tv della Plaine Saint-Denis, banlieue nord di Parigi. La difesa di Le Pen appare debole e Macron ne approfitta: "Assuma le sue responsabilità, madame Le Pen. Chiedere un prestito a una banca sostenuta da Putin non è onorevole", incalza. E ancora: "Volete sempre uscire dall’Ue ma non lo dite più". La replica: "Sono patriota, voglio un’unione delle nazioni", dice lei prima di annunciare un referendum sull’immigrazione e il divieto al velo islamico per le donne.

Si era iniziato con sorrisi, strette di mano, perfino pacche sulla schiena. Tutti e due in blu, molto sobria Marine con una t-shirt verde pallido, più nervoso Macron che sembrava impaziente di avviare il confronto. Si è parlato di potere d’acquisto, terreno che Macron conosce a memoria. Ha snocciolato cifre, previsioni, analisi. "Non è esatto", replica Marine. "Io conosco le cifre, lei no. E non sa come rispondere", rintuzza Macron. Certi attacchi sono anche personali. Macron la definisce "climato-scettica", lei risponde "climato-ipocrita" e cita le pale eoliche che Macron avrebbe fatto installare ovunque, tranne che al Touquet, la località balneare dove ha la casa di villeggiatura.

La scena sembrava la stessa di 5 anni fa. I "gladiatori" erano gli stessi, Emmanuel Macron e Marine Le Pen – il cui unico vero vantaggio era sapere che difficilmente avrebbe potuto far peggio del 2017, quando si fece cogliere impreparata su molti dossier economici. Cosciente di dover attingere a tutte le arti della seduzione per convincere i telespettatori a non erigere contro di lei la “barriera repubblicana” che le precluse nel 2017 l’accesso alla presidenza, già rifiutata nel 2002 al padre Jean-Marie, Marine ha tentato continuamente di replicare, senza mai avere la meglio. Macron a sua volta ha “peccato” di “eccessiva competenza”, al limite dell’arroganza, con una convinzione e una foga che hanno trasformato ogni frase in atti d’accusa martellanti.

Non sappiamo quanto il pubblico francese, oltre 16 milioni di persone inchiodate davanti alla tv, abbiano seguito quella ridda di cifre e di sigle. Di fatto tutti hanno constatato che i duellanti, all’inizio prudenti, per certi versi addirittura cerimoniosi, attenti a non osare, impenetrabili dietro il cerone del politicamente corretto, hanno rapidamente ceduto allo stress: Macron era provato dal tour de force dell’attualità internazionale seguita fino all’ultimo momento, mentre Marine era sfiancata da due giorni di prove generali in una casa di campagna in Normandia, assieme a uno stuolo di consiglieri e sparring partner (c’era perfino un sosia di Macron che simulava il futuro dibattito). Tutto inutile o quasi, paradossalmente, visto che secondo i politologi e gli analisti l’impatto sul voto dei dibattiti televisivi è in pratica inesistente.