Mercoledì 24 Aprile 2024

Macron accoglie un altro dittatore È la Realpolitik

Giovanni

Serafini

Il 29 giugno Emmanuel Macron si era intrattenuto con Recep Tayyip Erdogan, il Sultano turco che gli aveva dato del matto per aver condannato i crimini del separatismo islamico. Il 22 luglio ha incontrato Abdel Fattah al-Sisi, il presidente egiziano che non ha battuto ciglio davanti all’assassinio di Giulio Regeni. Ieri sera ha invitato a una “cena di lavoro” all’Eliseo un altro modello di democrazia, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, quello che incantò Renzi al punto di fargli parlare di “nuovo Rinascimento” fiorito sulle sabbie del deserto. Tre dittatori in meno di un mese non sono pochi. In particolare, l’accoglienza di MBS (i francesi hanno la mania delle sigle) è quella che sta scatenando le critiche più feroci: doveva essere proprio la Francia, la patria dei diritti umani, a srotolare per prima il tappeto rosso davanti all’uomo accusato di aver fatto assassinare Jamal Khashoggi, il giornalista fatto a pezzi nel 2018 a Istanbul?

L’opinione pubblica è divisa. Una parte si professa indignata per l’omaggio reso al monarca petrolifero: Macron sta contribuendo – dice – alla riabilitazione internazionale di ben Salman dopo la visita del presidente americano Biden in Arabia Saudita, due settimane fa. "Che cosa prevede il menù della cena all’Eliseo? Forse il corpo smembrato di Khashoggi?", chiede un po’ sguaiatamente il leader ecologista Yannick Jadot, che poi si dà da solo la risposta: "Armi e petrolio, è ovvio".

Altri, più pragmatici, osservano che è impossibile cancellare i dittatori dalla lista delle persone da ricevere, perché si rischierebbe di non vedere più nessuno, e questo non è sano per la democrazia. "Dialogare non significa essere compiacenti", ha dichiarato la premier Elisabeth Borne. "Teniamo conto del contesto in cui viviamo, legato alla crisi ucraina e alle enormi sfide energetiche che ci attendono", ha aggiunto Aurore Bergé, capogruppo del partito macronista all’Assemblea Nazionale.

È il trionfo della Realpolitik, nata ai tempi di Metternich e di Bismarck con l’obiettivo di garantire l’equilibrio pacifico fra le potenze grazie alle armi diplomatiche, purtroppo non sempre con successo. Il rischio è che gli interessi nazionali prevalgano sui principi etici. Macron lo sa benissimo e si è affrettato a far sapere che con MBS parlerà anche di diritti umani. In che termini e con quali prospettive, non sappiamo. Una cosa è certa: nel corso del mandato dovrà incontrare altri dittatori. E sarà giudicato – cinicamente – sulla base di quanto riuscirà a ottenere…