Mercoledì 24 Aprile 2024

Messina, truffava i genitori di una vittima di lupara bianca. Arrestato per truffa

L'uomo per anni ha fatto credere all'anziana coppia che il figlio, scomparso nel 1993, fosse vivo e in fuga da Cosa Nostra. Con questa scusa li ha ridotti sul lastrico

Carabinieri, foto generica (Newpress)

Carabinieri, foto generica (Newpress)

Messina, 15 marzo 2018 - Arrestato per una truffa tra le più crudeli: per anni ha fatto credere ai genitori di un ragazzo scomparso - e ucciso dalla mafia col metodo della lupara bianca - che il figlio fosse vivo, ammalato e in fuga per salvarsi dalla vendetta di Cosa nostra. Oggi i carabinieri hanno arrestato Francesco Simone, 44 anni, che abusando della fiducia dei due anziani, distrutti dalla preoccupazione per l'incolumità del figlio, si è fatto consegnare almeno 200 mila euro riducendo la coppia sul lastrico. 

L'indagine è nata dalle dichiarazioni dell'ex fidanzata dell'arrestato, che ai carabinieri ha raccontato che per oltre 10 anni l'ex compagno aveva avuto contatti quotidiani con i genitori di Domenico Pelleriti, un giovane di cui si erano perse le tracce dal 1993. Alla coppia aveva fatto credere che il figlio si era trasferito al Nord e che era gravemente malato e bisognoso di denaro per curarsi e comprare le medicine. Per convincerli a dargli i soldi, li aveva ingannati simulando al telefono di essere il figlio, camuffando la voce.

Simone andava a ritirare il denaro personalmente nella casa dei due anziani. A volte, temendo di finire sotto inchiesta, si faceva lasciare le somme nella cassette della posta di una casa cantoniera. Le indagini hanno permesso di fare luce su una storia drammatica e crudele in cui le vittime sono state sottoposte a una vera tortura psicologica.  Il figlio della coppia in realtà è rimasto vittima della lupara bianca nel lontano 1993, anche se il suo corpo, a lungo cercato dai carabinieri, non è mai stato trovato

Secondo le indagini l'arrestato ha di fatto annullato psicologicamente la coppia, facendole vivere un clima di paura, intimidazione e sofferenza. I genitori temevano che l'interruzione del rapporto con lui avrebbe causato l'interruzione del rapporto con il figlio che, per loro, non solo era molto malato, ma era anche in fuga dalla vendetta della mafia. Nell'arco di soli 15 giorni le indagini hanno permesso di accertare ben 11 consegne di denaro - dell'ordine di 50 o 100 euro ciascuna - preso dai pochi guadagni dei genitori ottantenni di Pelleriti e da quelli della zia 86enne, tutti e tre titolari di una pensione da bracciante agricolo. I due anziani, da anni in situazione economica drammatica, sono stati spogliati di ogni loro bene e denaro, tanto da essere costretti a vendere un immobile e fare debiti. E nella ricerca di soldi sono arrivati addirittura a considerare l'idea di rubare i risparmi della nipote.