Mercoledì 24 Aprile 2024

L’ultimo orgoglio british E adesso il regno vacilla

Gli scozzesi vogliono andare da soli e anche i gallesi pensano all’indipendenza. Il legame dei sudditi britannici con la regina era l’ultimo vero collante

di Roberto

Giardina

I simboli sono importanti, soprattutto quando non contano molto. O non più, e resta poco altro in cui credere. I britannici sono sempre stati legatissimi alla regina Elisabetta, per i più anziani è solo Liz, la ragazza che salì sul trono negli anni tristi del dopoguerra. La sua ava, la regina Vittoria regnò per quasi 64 anni, lei è arrivata da settant’anni. Non darà il suo nome a un’éra, come la trisnonna, ma fa parte della memoria di tre generazioni, ricordi tristi e lieti.

L’incoronazione, registrata in un film in technicolor proiettato in tutto il mondo, mostra Elisabetta che giunge a Westminster in un cocchio dorato trainato da cavalli bianchi. Come in una favola. La storia si discute, le favole sono per sempre.

Non resta molto ai britannici di cui essere orgogliosi. L’impero è finito, e i paesi del Commonwealth sono uniti alla Gran Bretagna da legami sempre più tenui. Anche la Brexit fu una decisione presa con arroganza contro il Continente, non solo contro l’Unione di Bruxelles: siamo diversi, superiori, ce la faremo meglio da soli. Non è andata come si erano illusi, e la Brexit rischia di sfaldare il regno. Gli scozzesi sono decisi a andare per conto loro e cresce il desiderio di indipendenza anche dei gallesi. È la monarchia a tenerli uniti, che per tutti finora è stata solo lei, la regina. Carlo, il nuovo re, aveva il titolo di principe del Galles e a volte si presenta in pubblico con il kilt, il gonnellino scozzese, ma non basta.

Elisabetta ha incarnato la tradizione, amava i cavalli, e i cani, quelli da caccia, e i piccoli corgi da tenere in grembo sorseggiando un tè. Ha tenuto insieme una famiglia sempre più irresponsabile, ha sopportato un principe consorte, Filippo suo cugino, che non le era fedele, e ha superato la crisi provocata da Diana, la nuora, che non aveva capito che sposare l’erede al trono, con qualche privilegio comporta molti obblighi.

È un paradosso che a incarnare lo spirito britannico, sia stata una regina in cui scorreva nelle vene sangue straniero. Vittoria era una Coburgo, piccola dinastia di provincia in Germania, parlò tedesco fino a nove anni, e non scrisse mai in inglese senza errori. Un Coburgo era anche Filippo. Si cambiò nome nel 1917, quando si era in guerra contro il cugino Wilhelm, l’ultimo Kaiser. Si chiamarono Windsor, come uno dei castelli di proprietà, quasi un nome di fantasia. Dopo poco più di un secolo, nessuno lo ricorda.

Durante l’ultima guerra, ancora contro la Germania, Liz da adolescente rimase a Londra mentre cadevano le V2 di Hitler, insieme con la sorella Margareth. Fu una prova di coraggio e di dignità: il re e i suoi figli devono condividere la sorte del popolo. L’episodio è ricordato nei libri di scuola. Basta a giustificare gli appannaggi reali? I britannici mugugnano ma alla fine risponderebbero di sì. Si spreca tanto, perché risparmiare sulla Corona? Avere un monarca li fa sentire diversi, un’eccentricità che gratifica. Sopravvivono altri re e regine in Europa, ma fingono di essere borghesi, nessuno è mai stato pari alla loro Elisabetta.