Mercoledì 24 Aprile 2024

L’invasione dell’Ucraina Kiev apre a una tregua senza riconquista totale

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di Alessandro Farruggia

Il ministero della Difesa russo ha accusato le forze militari ucraine di aver giustiziato almeno dieci prigionieri di guerra, nella città di Markivka, denunciando che si tratta di omicidio "sistematico e intenzionale". "Siamo a conoscenza dei video – ha commentato Marta Hurtado dell’Ufficio Onu per i diritti umani –, li stiamo esaminando. Le accuse di esecuzioni sommarie dovrebbero essere prontamente, pienamente ed efficacemente indagate, e tutti gli autori ritenuti responsabili". Kiev da parte sua continua ad enumerare gli innumerevoli massacri subiti dalla popolazione ucraina.

Nella notte del 17 novembre, fanno sapere da Kiev, le forze di occupazione hanno lanciato tre missili S-300 contro la città di Vilniansk colpendo un edificio in cui vivevano 10 persone, tre delle quali erano bambini. Sono tutte morte. Secondo la polizia ucraina, la scorsa notte nel villaggio di Kamysh-Zarya, nel distretto di Pology. l’esercito russo avrebbe poi ucciso a colpi di pistola una famiglia con due bambini nella regione di Zaporizhzhia. Al di là degli orrori del conflitto, hanno suscitato molto interesse le recenti dichiarazioni di Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelenzky, sulle prospettive di fine della guerra. "È possibile una vittoria militare completa al 100%? – si è chiesto Podolyak –. Forse andrà un pò diversamente. Ad esempio, avanzeremo nelle regioni di Lugansk o Donetsk e una grande città occupata dalla Federazione Russa da otto anni, ad esempio Lugansk, cadrà, dopodiché inizieranno processi irreversibili nelle elite politiche della Federazione russa. In questo modo, la guerra può finire anche prima di liberare tutto con mezzi militari in quanto la Russia avrà perso la guerra". Che significa? "Podolyak – osserva Riccardo Alcaro dell’Istituto affari istituzionali – è il più intransigente dei consiglieri di Zelenzky e non è certo disponibile a cessioni territoriali. Dice solo che al recupero dell’integrità territoriale e alla fine della guerra si può arrivare anche dopo una parziale vittoria militare che inneschi un cambio dell’elite politica a Mosca che generi una disponibilità russa a negoziare un ritiro dall’Ucraina. Ma per arrivare ad una trattativa ci vorrà del tempo. Il campo dirà se, dopo il ritiro russo dalle regioni occupate e l’ok alle riparazioni dei danni di guerra, condizioni essenziali, ci sarà spazio per ragionare sulla Crimea e alleggerire le sanzioni. Magari se ne potrà parlare".

"Le guerre – osserva il presidente del Cesi, Andrea Margelletti – le iniziano i politici e le finiscono i politici e il bandolo della matassa è a Mosca. Dato che la Russia ha ribadito che le regioni annesse sono sue, gli ucraini andranno avanti fino a che al Cremlino qualcuno non cambierà idea. Anche un semplice ritorno al 23 febbraio, che è tutto da vedere se gli ucraini accetterebbero, dipende dai russi, che oggi non sono affatto pronti a considerarlo. La verità è che non ci sono ancora le condizioni per un negoziato e non per colpa di Zelenzky, ma del Cremlino".