RICCARDO JANNELLO
Cronaca

Liberata in Kazakistan. La 18enne di Lecce:: "Maltrattamenti e paura"

Liberata in Kazakistan. La 18enne di Lecce:: "Maltrattamenti e paura"
Liberata in Kazakistan. La 18enne di Lecce:: "Maltrattamenti e paura"

Confusa e felice: Amina Milo Kalelkyzy, la 18enne di Lequile (Lecce) arrestata a luglio in Kazakistan – dove si trovava in vacanza con la madre per visitare la terra d’origine – e picchiata dalla polizia perché accusata di traffico internazionale di stupefacenti, è stata prosciolta dalle accuse e liberata dal carcere della capitale dove era reclusa. Lo hanno comunicato sia il ministro degli Esteri Antonio Tajani (che aveva sollecitato la nostra ambasciata di Astana ad impegnarsi per chiarire la vicenda) sia il suo legale. "Non vedo l’ora di tornare in Italia – le prime parole di Amina –. Ho vissuto momenti drammatici durante la mia prigionia, in un appartamento prima e poi in cella. Mi manca tutto della mia Puglia, gli amici, il mare". Accanto a lei la madre, Assemgul Sapenova, che era stata ricattata dagli agenti che avevano "sequestrato" la figlia: "Se ci dai 60mila euro la liberiamo, ma non dire nulla ai diplomatici italiani". Invece la madre vi si era rivolta e in quella occasione Amina era stata liberata, salvo poi essere di nuovo fermata durante un incontro in caserma fissato solo "per firmare delle carte". Alcuni agenti della Polizia locale sono indagati dalla procura di Astana.

Nei loro confronti le acuse di rapimento, violenza e tentativo di stupro. Ieri mattina la liberazione, raccontata dalla stessa ragazza: "È successo tutto all’improvviso. I secondini mi hanno detto: ‘Prendi le tue robe e vai via’. E per me è stata una gioia indescrivibile. Ora attendo solo di ripartire, dobbiamo sbrigare alcune formalità burocratiche e poi io e mia madre saliremo sul primo aereo per l’Italia". La 18enne (che vive in Italia dall’età di tre anni e non parla né kazako né russo) era stata fermata con un coetaneo che aveva con sé della droga. Accusata anche lei di spaccio, ha negato di sapere che l’amico possedesse stupefacenti. E gli esami tossicologici hanno dimostrato che non ne ha mai fatto uso.