Mercoledì 24 Aprile 2024

L’ex Pds Claudia Mancina "Un errore respingere l’offerta della Bicamerale Meloni apre al confronto"

Parla l’esponente della sinistra che faceva parte della Commissione D’Alema "Il semipresidenzialismo non è un pericolo per la democrazia.. Ma certamente la seconda parte della Costituzione va riformata"

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di Antonella

Coppari

Da un lato il segretario del Pd martella oramai da settimane sul rischio che, con il 66 per cento dei seggi raccolti alle prossime elezioni, la destra possa modificare la Costituzione da sola e senza bisogno di referendum confermativo. Dall’altro, però, respinge la proposta di modificare la carta insieme avanzata da Giorgia Meloni in una commissione Bicamerale per le riforme. E non si può negare che una certa contraddizione sembri risaltare. Quando si tocca il tema della Bicamerale Claudia Mancina, ex dirigente del Pds, sa bene di cosa si parla avendo alle spalle l’esperienza di quella tentata invano nel 1997 con la presidenza di D’Alema.

Professoressa Mancina, è stato giusto respingere la proposta avanzata da Giorgia Meloni?

"No. La risposta di Enrico Letta mi ha sorpreso abbastanza. Mi sembra anche un’occasione persa. Io avrei sfidato Giorgia Meloni sulla questione della Bicamerale, che poi naturalmente è tutta da discutere nella sostanza, ma che comunque è un’apertura, un modo per rassicurare che non vuole fare le riforme a maggioranza".

Insomma, secondo lei il segretario fa male a diffidare?

"Non ho detto questo. Ho detto che avrei colto la palla al balzo. Avrei risposto alla leader di FdI: davvero vuoi la Bicamerale? Dimostra di essere aperta al confronto con noi sulle prime scadenze che il nuovo Parlamento si troverà di fronte ovvero, come giustamente ha sottolineato Stefano Ceccanti, la scelta degli 8 membri laici del Csm e dei 4 giudici della corte costituzionale".

Ma lei ritiene che sia possibile uscire dalla crisi di sistema in Italia senza un intervento sulla seconda parte della Costituzione?

"Direi proprio di no. Non sono d’accordo con il segretario, la seconda parte della Carta va riformata".

Casomai si intervenisse, sarebbe favorevole a una forma di presidenzialismo o di semipresidenzialismo?

"Il semipresidenzialismo lo votai in Bicamerale per disciplina di partito. Io punterei su un parlamentarismo rafforzato. Premesso questo, considero sbagliato trattare il semipresidenzialismo come un pericolo per la democrazia. È presente in diversi paesi europei e non mi pare abbia causato i danni paventati dal leader del Pd. È una cosa di cui si può discutere".

A proposito: allora il suo partito era in maggioranza a favore, tanto da chiudere un accordo sul semipresidenzialismo. Come mai oggi ha cambiato idea?

"Scusi ma c’è un errore: il Pd allora non esisteva, c’era il Pds e poi ci sono stati i Ds. Dunque nessuno ha cambiato idea: siamo di fronte a soggetti diversi in epoche diverse. Nella Bicamerale, c’erano appunto D’Alema, Cesare Salvi ed altri parlamentari di sinistra ma non c’era Letta né l’attuale gruppo dirigente del Pd. Comunque, ripeto, non è questo il punto: è sbagliato l’atteggiamento di chiusura preso a prescindere".

Messa così, sembra che non esistano alternative ad una riforma varata dalla sola maggioranza o dalla Bicamerale.

"Certo che ci sono. Esiste l’articolo 138 della Costituzione: le modifiche si possono cioè fare in Parlamento. Tra l’altro, di Bicamerali ne abbiamo fatte già troppe e comincio a pensare che porti male. Ripeto, però, cogliamo l’apertura della Meloni".

Dall’inizio della campagna elettorale il Pd denuncia il possibile agguato della destra contro il presidente Mattarella per farlo sloggiare dal Quirinale. È una paura realistica?

"A me non sembra che ci sia un attacco a Mattarella. Però pare che in campagna elettorale tutto sia lecito".