Lunedì 29 Aprile 2024

Letta in tv fa catenaccio "Tasse? Non cambio idea"

Il segretario dem da Fazio per difendere la sua proposta di patrimoniale "Non voglio mettere in difficoltà il governo Draghi ma i giovani vanno aiutati"

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di Ettore Maria Colombo

"Io non mollo". Enrico Letta, con la calma imperturbabile che gli è propria, ribadisce, nello studio di "Che tempo che fa?" di Fabio Fazio (Rai3) che "bisogna aiutare i giovani a trovare casa, lavoro, istruzione, prospettiva di vita. Bisogna far tornare dall’estero chi è fuggito e non essere avidi o egoisti. L’Italia deve tornare a essere un Paese attrattivo per i giovani, cosa che invece non è più. Ecco perché la mia proposta di una dote di 10 mila euro per i giovani italiani sotto una certa fascia di reddito è una proposta che il Pd continuerà ad avanzare, al governo e ai partiti. Senza minimamente voler mettere in difficoltà il governo e il premier, che sosteniamo con lealtà, e all’interno di una riforma fiscale complessiva, che poi è quella che la stessa Europa ci chiede".

Il problema è che la traduzione pratica della proposta di Letta consiste, come ribadisce lo stesso segretario nello studio di Fazio, dove è andato a presentare il suo ultimo libro, Anima e cacciavite. Per ricostruire l’Italia, nella richiesta di reintrodurre, in buona sostanza, quella tassa patrimoniale che – come nota Letta – "c’è negli Usa e in tutti i grandi Paese europei, solo in Italia no, perché è stata abolita" (Letta non fa nomi, ma l’abolì il II governo Berlusconi). Letta è consapevole che la sua proposta ha ‘spaventato’ molti italiani, oltre ad aver ricevuto tante critiche, da praticamente tutti i partiti, anche quelli in teoria alleati (M5s, Iv, Azione di Calenda), quindi prova a spiegarsi meglio e a rassicurare: "Stiamo parlando di tassare lo 0,10% del Paese, cioè di chi dichiara un Irpef superiore ai 300mila euro l’anno. Quindi, a chi ci sta ascoltando, dico: tranquilli, la tassa non riguarda nessuno di voi".

Letta, già che c’è, fa anche una citazione colta, quella del primo presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, che "si è sempre scagliato contro la rendita ed era liberale (come a dire: io non solo un pericoloso bolscevico, e non lo è il Pd, ndr). Chi vive di rendita è giusto dia un contributo, ma la tassa non riguarda il ceto medio, ma i ceti alti".

Naturalmente, non è solo questo il tema che Letta affronta da Fazio, ma sugli altri argomenti le risposte del segretario del Pd sono più elusive, almeno su alcuni (legge elettorale, elezioni future del Colle, candidature nelle città). Nette, invece, sono le risposte sulla destra di Salvini e Meloni (il leader dem apprezza sempre, nelle sue dichiarazioni, la seconda, rispetto al primo), che rappresentano la "destra alleata con le peggiori destre europee". Come pure quelle sulla "necessità di fare le riforme, non solo quella fiscale, ma anche della giustizia e della concorrenza. Ce lo chiede la Ue, in cambio dei soldi del Recovery Plan, e ci chiede anche se, noi partiti, siamo seri nel sostenere il governo Draghi, garanzia dell’impegno dell’Italia davanti all’Europa. Io rispondo che il Pd c’è e non voglio creare problemi a Draghi (Letta e il premier, dopo l’incomprensione sul tema della tassa di successione si vedranno in settimana, ndr) e mi auguro che serio lo sia anche Salvini".

Più elusivo, invece, Letta, lo è sulla legge elettorale ("ne voglio una senza le liste bloccate", ma non dice quale), sulle candidature comuni con i 5Stelle che mancano ("noi faremo le primarie"), sulle alleanze ("io mi dedico a ricostruire il Pd e il centrosinistra, poi vedremo"), ma ribadisce di avere "un ottimo rapporto con Giuseppe Conte". Il problema è quello che Draghi che s’è incrinato.