Mercoledì 24 Aprile 2024

L’equivoco della legge elettorale

Raffaele

Marmo

Ragionare e agire in un’ottica da elezione con un sistema proporzionale quando si ha a che fare con il Rosatellum non solo è fuorviante, ma sarà fonte di cocenti delusioni e amari disinganni il 25 settembre.

Per rendersene conto, se mai ve ne fosse bisogno per gente avvezza a regole e cavilli delle leggi elettorali, basterebbe rileggersi le ultime simulazioni dell’Istituto Cattaneo, che assegnano i seggi nell’uninominale nella stragrande maggioranza al centro-destra unito, con qualche decina di posti per il Pd e zero o quasi vittorie nei collegi agli altri.

Eppure, in una sorta di finzione o, peggio, di auto-finzione, c’è chi, come Matteo Renzi ancora ieri o, per altri versi, lo stesso Enrico Letta quando ipotizza il Pd come primo partito, continua a fare finta di trovarsi in una competizione basata su criteri di ripartizione proporzionale degli scranni in palio. E a consolarsi con questa falsa suggestione rispetto alla mancata costituzione di una coalizione altrettanto unitaria, se non unita, sul versante del centro-sinistra.

Gli effetti negativi della frammentazione in quel campo, al contrario, come dimostrano i numeri degli analisti del Cattaneo, non sono recuperabili più di tanto attraverso la quota proporzionale del Rosatellum. Anzi, il taglio dei parlamentari, se possibile, ha finito per accentuare le implicite spinte maggioritarie di quel meccanismo.

Dunque, per quanto comprensibile in una dinamica di propaganda elettorale, proseguire nell’alimentare l’illusione di una gara politica fondata su criteri differenti da quelli propinati all’opinione pubblica è solo un modo di autoassolversi dalle proprie incapacità e dai propri errori. Ma non è un servizio utile e sano alla democrazia italiana: anzi, spiega anche perché milioni di elettori, nel corso degli anni, abbiano rinunciato a votare.