Mercoledì 24 Aprile 2024

Legge Zan in salita, rebus numeri al Senato

Ma il Vaticano ora abbassa i toni con Parolin: "Non chiediamo di bloccare la norma". Il centrosinistra teme il voto segreto in Aula

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di Ettore Maria Colombo

Il ddl Zan non è solo la pietra dello scandalo di un contenzioso senza precedenti che si è aperto tra Stato Italiano e Santa Sede sulla interpretazione del Concordato, ma anche l’oggetto di un’aspra battaglia parlamentare. Che vede il centrodestra da un lato e l’alleanza rossogialla dall’altro. In mezzo, i centristi, Iv e non solo, vero ago della bilancia. Il tutto proprio mentre si temperano, da parte del Vaticano, i toni. Ecco il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin: "Concordo con Draghi sulla laicità dello Stato e sulla sovranità del Parlamento. Non è stato chiesto di bloccare la legge. La nostra preoccupazione riguarda i problemi interpretativi che potrebbero derivare nel caso fosse adottato un testo con contenuti vaghi e incerti".

Ma torniamo al dibattito tra le forze politiche. A proposito di quello che Pd-M5s-LeU considerano un atteggiamento dilatorio del presidente della commissione Giustizia, il leghista Ostellari, e di tutto il centrodestra, i tre partiti che reggevano la maggioranza dell’ex governo Conte II hanno chiesto alla conferenza dei capigruppo di calendarizzare il ddl Zan in Aula, saltando i lavori in commissione. A fare, si può fare, ma serve l’unanimità dei gruppi di palazzo Madama, altrimenti si va in Aula e si vota – attenzione – non sul contenuto del decreto, ma sulla necessità o meno di farlo andare in Aula per ‘direttissima’. E così, mercoledì sera, si è riunita la conferenza dei capigruppo, presieduta dalla Casellati. Unanimità, ovviamente, neppure a parlarne, anzi. Dopo due ore di riunione e non poche discussioni, molto accese, la conferenza dei capigruppo ha "deciso di non decidere" perché non c’era accordo, rinviando la decisione all’Aula. Pd-M5s-LeU chiedevano che si votasse subito, il centrodestra era contrario, ergo: si vota il 6 luglio, ma si tratta, appunto, di un voto ‘procedurale’. L’Assemblea del Senato deciderà se votare la calendarizzazione del ddl Zan, per il 13 luglio, oppure rispedire il ddl dov’era, in commissione. Insomma, se anche passasse la richiesta, non vorrebbe dire che il ddl Zan viene approvato ma solo che il ddl si vota dritto… in Aula. Ma su un ddl come lo Zan, che riguarda le libertà personali, è lecito chiedere voti segreti. Il leghista Calderoli ne ha già preparati una marea. Basta salti la maggioranza su un emendamento o un comma e tutto è da rifare.

L’altro guaio è che la somma di Pd-M5s-LeU (più qualche ex grillino del Misto) non ha la maggioranza. Per sperare di passare servono i voti di Iv (38 senatori) e Iv, sul punto, tentenna. Il capogruppo, Faraone, chiedeva la ricerca di un accordo con il centrodestra ed era contrario anche alla forzatura sul voto per la calendarizzazione. Renzi, in un’intervista, dà un colpo al cerchio ("le leggi le fanno i parlamentari, non i cardinali, io ho fatto le unioni civili, sono a favore del ddl") e uno alla botte ("suggerisco prudenza: se con il voto segreto va sotto su un emendamento, la legge rischia di essere affossata") e ha ragione. I franchi tiratori allignano in Iv e pure dentro il Pd.

Eppure, il Pd non demorde. La capogruppo Malpezzi esulta: "Il ddl Zan finalmente è in Aula" e anche i 5Stelle applaudono. Ieri, Letta, ha rifiutato anche la mediazione offerta in extremis dalla Lega ("scriviamo un testo condiviso"): "La strada maestra è votare il testo uscito dalla Camera. Con Iv la maggioranza c’è".