Sabato 27 Aprile 2024

La vera sfida è investire sulla scuola

Davide

Rondoni

Sono contro al bonus cultura. Si tratta di una variante di statalismo perniciosa. Di certo, come dimostrano i dati, non è per i soldi che i ragazzi non hanno consumi culturali (orrenda terminologia) - i ragazzi turchi leggono più dei nostri adolescenti. Che ora il presidente Meloni voglia legare il bonus a criteri di reddito, se non altro chiarisce che si tratta di un provvedimento di welfare non di cultura.

Comunque sia la coperta, lunga o corta, non coprirà il vero scempio, lo scandalo. Che è educativo. Senza una radicale riforma della scuola puoi dare tutti i bonus che ti pare, ma se si continua a mortificare, rendere noiosa, orrenda e banale la educazione artistica data ai nostri ragazzi secondo erronei metodi enciclopedici e storicisti, continueranno a preferire banalità a Leopardi. Andare in libreria al cinema o a teatro costa di meno di uno spritz. Ma il consumo di spritz aumenta, il resto no. Un poeta non ce l’ha coi bevitori, ovviamente. Ma con chi evita il problema vero, ovvero metter mano con un pensiero coraggioso, a una riforma della educazione del gusto culturale. Si tratta si lasciar perdere metodi inventati da astratti filosofi francesi e ripartire dalla sempre attuale

parabola dei talenti. Ogni talento umano per esser sviluppato ha bisogno di cultura autentica. Ma se da ragazzo non incontri in modo vivo, dove ti educano, le arti e la musica, la letteratura, poi cosa te ne fai della paghetta di Stato? Rischia d’essere l’ennesimo capitolo di una farsa. Lo chiamano bonus cultura per i giovani ma è un bonus per i commercianti un’altra presa in giro dei ragazzi. Non lo meritano.