Mercoledì 24 Aprile 2024

"La mia nuova vita con il microchip Ero paralizzato, adesso cammino"

Il commercialista 30enne rimesso in piedi a Losanna con un elettrodo sottopelle: bisogna sognare con coraggio

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di Viviana Ponchia

I miracoli non si aspettano. Bisogna andare loro incontro, sognare in grande. Anche di tornare a camminare (e andare in bicicletta, nuotare) dopo una lesione midollare completa. Che tradotto significa essere paralizzati dalla vita in giù. "Avevo già immaginato tutto" dice Michel Roccati. Trent’anni, dottore commercialista, anche un po’ filosofo: "La vita è una nostra proiezione. Torna indietro tutto quello che hai il coraggio di desiderare". Ha un chip nella pancia e un tablet su cui scegliere il menù: passeggiata, cyclette, vogatore. Ma soprattutto un debito di riconoscenza verso il team da fantascienza del Politecnico di Losanna, ingegneri e fisioterapisti aperti all’impossibile. Lo hanno inserito in un esperimento mai tentato prima con un tedesco e uno svizzero nelle sue condizioni, ma solo dopo molte insistenze. Gli hanno messo sottopelle elettrodi che fanno da ponte: gli impulsi in arrivo dal cervello saltano la parte del midollo spinale lesionata e raggiungono la periferia. Lui ha messo il resto scegliendo di non arrendersi, come se quella notte dell’estate 2017 non fosse stata la fine di tutto, ma un esame da superare.

E allora partiamo da lì: giovane, sportivo, tutto proiettato in avanti.

"Mi mancavano un esame e la tesi per la laurea magistrale in Economia, internalizzazione delle imprese. Per tornare a casa mia, a Montaldo torinese, la strada più breve è quella di Superga. Boschi, curve di collina. Chi va in moto sa che può essere il paradiso ma che bisogna diffidare di ogni centimetro di asfalto. Un animale mi ha attraversato la strada, ho perso il controllo. Io da una parte nel dirupo e la moto dall’altra. Buio pesto, cosciente, il cellulare finito chissà dove. E quel pensiero: chi mi troverà mai qua sotto. Sentivo che qualcosa non andava, c’era il ricordo di gesti che non riuscivo più a fare, come muovere le gambe. Però mi sono dato un ordine: non puoi permetterti di svenire. E strisciando ho trovato il telefono, ho chiamato i soccorsi".

La diagnosi. Il momento peggiore alla fine è sempre quello.

"E invece, malgrado tutti i buoni motivi per abbattermi, si è fatta strada un’idea fissa: trova un modo per venirne fuori. Non sono stato a pensare oddio che faccio ma piuttosto: e questa come la risolviamo? E mi sono messo a studiare. Il cervello, il midollo spinale che prima non sapevo nemmeno cosa fosse. Dalla ginnastica in palestra sono passato agli esercizi mentali. In quei sei mesi di ospedale per la maggior parte della giornata immaginavo di contrarre le gambe, mi fermavo su ogni singolo muscolo. Poi chiudevo gli occhi e mi vedevo in cammino. Ho preparato su quel letto l’ultimo esame, Corporate Finance. E in ambulanza sono andato a prendermi il mio trenta e lode all’università".

Poi ha saputo che a Losanna lavoravano sui miracoli

"Ho seguito convegni via web ma anche in presenza e un giorno sono capitato nel posto giusto dove si parlava di un progetto in Svizzera. Li ho contattati ma mi hanno detto che non ero il candidato giusto: troppo grave".

E allora?

"Ho cercato di impressionarli con i miei allenamenti e la mia determinazione. Sono stato operato il 5 agosto 2020. Mi hanno messo un microchip sotto la lesione con fili collegati a una specie di pacemaker sottocutaneo grosso come il quadrante di un orologio. Io ci piazzo sopra un’antenna collegata a un device dentro a un marsupio che comunica via bluetooth con il tablet su cui scelgo i programmi. Nuotare, stare in piedi, camminare. Per le scale uso una stampella con due bottoni che schiaccio a ogni passo. Per la piscina ho un telecomando in una borsa waterproof. Cammino due ore al giorno in garage o nel cortile, mezzo chilometro per volta. Un giochino in fondo".

E sembra di capire che il gioco non finisca qui

"Il prossimo obiettivo è rendere tutti quegli aggeggi sempre più piccoli e me stesso sempre più autonomo. Mando di continuo proposte agli svizzeri. Adesso ho chiesto che rendano il vogatore più sincronizzato ma se domani suggerissi un programma per andare in moto non si tirerebbero indietro. Guardo avanti. Vivo da solo, lavoro fino alla dieci di sera. Forse dovrei scrivere un libro per convincere le persone nelle mie condizioni che una soluzione si trova sempre, che dice?".