Mercoledì 2 Ottobre 2024
ARMANDO STELLA
Cronaca

La metropoli che corre deve fermarsi

Milano è la capitale triste delle vittime della strada: cinque ciclisti e quattro pedoni morti nel 2023. Una rivoluzione bipartisan della mobilità è necessaria per fermare le stragi e proteggere i cittadini.

Milano tristissima capitale delle vittime della strada, Milano che stritola i ciclisti e tira dritto, assuefetta al ritmo frenetico del dolore social, oggi va così ma già domani si parlerà d’altro. Milano che non si ferma: espressione già sentita, purtroppo. L’inerzia con cui la città ha assistito alle morti del 2023 – cinque ciclisti e quattro pedoni, una spoon river che mette i brividi – è il manifesto di una politica imbambolata, incapace di dare soluzioni tempestive ed efficaci, prima ancora che di incanalare il traffico. Di fronte a questo bollettino di guerra bisogna sforzarsi di rispondere a una sola, semplice domanda: cosa c’è di più importante del difendere le vite dei cittadini?

Una metropoli piccola e intasata è di per sé un organismo disfunzionale. La mobilità è la vera prova amministrativa da decenni: isole pedonali, parcheggi, zone 30, ticket antismog, nuovi metrò. E le piste ciclabili? Ogni sindaco ne ha aggiunto un pezzo, ma nessuno ha avuto il coraggio di intestarsi una rivoluzione viabilistica a tutela degli utenti più deboli. Una “timidezza“ politica che ha una sola spiegazione: la mobilità è un nervo scoperto che nella migliore delle ipotesi fa perdere consensi. Di qui il cortocircuito (ognuno reclama un diritto inviolabile sulle “sue“ strade) che si sviluppa secondo uno schema politico piuttosto ripetitivo, con il centrosinistra accusato di “fanatismo ecologista“ e il centrodestra “avvocato“ di automobilisti e lobby commerciali. Si può davvero andare avanti così? No. La strage di pedoni e ciclisti reclama un sussulto di civismo che faccia sintesi dei bisogni e superi gli interessi elettorali.

Arriverà a ottobre l’obbligo di sensori salva-ciclisti sui tir: è solo un primo passo. Nel nome di Francesca Quaglia può partire una rivoluzione bipartisan della mobilità. Milano dev’essere capace di fermarsi anche stavolta, come ha fatto con il Covid dopo una prima fase di smarrimento. E ripensare sé stessa.