Mercoledì 24 Aprile 2024

La mamma di Luana "Ci fu un altro incidente"

La 22enne morta incastrata in un orditoio a Prato, la madre: cercava di tranquillizzarmi "Una volta la sua maglia s’impigliò nella macchina. Ora suo figlio sa che non c’è più"

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di Laura Natoli

La grata di protezione alzata e quella cellula di sicurezza che non ha fatto il suo dovere. Sono questi i due aspetti su cui si stanno indirizzando le indagini della procura di Prato sulla morte di Luana D’Orazio, 22 anni di Pistoia, mamma di un bimbo di 5 anni, stritolata dall’orditoio nella fabbrica tessile di Montemurlo (Prato) dove lavorava. La procura ha iscritto nel registro degli indagati la titolare dell’orditura (fabbrica dove si prepara l’ordito che poi serve per tessere la tela), Luana Coppini, e il tecnico manutentore esterno all’azienda, Mario Cusimano. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo e rimozione e omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche.

La grata di protezione in realtà non è stata rimossa ma sollevata. Da chi? E perché? Sono queste le domande a cui la procura sta cercando di dare risposta per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. Il macchinario è stato sequestrato insieme a un altro simile. I due apparecchi tedeschi – marca Karl Mayer – saranno comparati per stabilire se qualcosa sia andato storto. Intanto sono stati nominati i consulenti, della procura, della difesa e della famiglia della ragazza di Luana, omonima della sua datrice di lavoro con cui aveva un ottimo rapporto. Le perizie partiranno già oggi mentre sabato sarà svolta l’autopsia. I funerali, forse, lunedì. Il figlio della ragazza, 5 anni, ha saputo ieri della morte della madre. "Il delicato compito – dice la nonna Emma Marrazzo – è toccato alla mia migliore amica, che gli ha spiegato che la sua mamma non tornerà, che è volata in cielo".

La nonna rivela poi che Luana "tempo fa mi aveva raccontato di aver sentito la maglia tirare e di essersela subito infilata nei pantaloni. ’Non ti preoccupare, sto attenta’, mi aveva rassicurato. Non avrei mai immaginato potesse succedere una cosa simile". Eppure Luana lavorava in quella orditura che aveva il suo stesso nome ("Luana", come la titolare) da due anni. Aveva un contratto quinquennale di apprendistato e guadagnava fra i 900 e i 1100euro al mese.

"Di fronte ad un dramma come questo non si può che restare in silenzio – premette la titolare, Luana Coppini –. Ora voglio far sapere alla famiglia, agli amici di Luana, ai nostri lavoratori che intendo esprimere il mio dolore attraverso l’impegno per la famiglia di Luana e il suo piccolo". Un impegno che l’imprenditrice intende "tradurre in atti concreti, da subito in ogni contesto e sede". "Alle macchine lavoro anch’io – spiega Coppini –, mio figlio e mio marito. Non mi sottrarrò ai miei doveri né al confronto nelle sedi appropriate, per capire come possa essere avvenuto questo dramma".