Venerdì 26 Aprile 2024

La fragilità dell’Iraq E l’ombra dell’Isis

Migration

Come nel 2003 il pilastro portante della politica irachena si chiama Muqtada al-Sadr. Allora era l’ispiratore delle rivolte sciite contro “l’invasione americana” che aveva defenestrato Saddam Hussein. Oggi il suo partito Al Sairoon è il più forte del nuovo Parlamento eletto il 10 ottobre. Controlla 73 seggi su 329 ed è in pole position per formare una coalizione di governo. Ali al-Nashmi, professore di relazioni internazionali all’Università Mustansiriyah di Baghdad, descrive l’esito del voto: "È come nel 2018. Non succederà nulla. Si profilano gli stessi leader, le stesse liste, gli stessi cronoprogrammi… tutte le speranze, tutti i sogni del popolo sono svaniti".

La piazza è in fermento. Si susseguono senza sosta manifestazioni degli sciiti radicali di Hashd al-Shaabi, che contestano il risultato della consultazione, solo 15 seggi alla coalizione Fateh vicina alle loro posizioni estremiste. Continua a salire il numero delle vittime fra i dimostranti. L’ultimo è stato ucciso venerdì scorso. Mustafa al-Kadhimi, il premier sfuggito all’attentato con i droni, aveva rapporti sempre più tesi con le milizie rappresentate da Fateh. Recentemente, alcuni membri degli estremisti sciiti in armi sono stati incriminati per aver ucciso alcuni manifestanti due anni fa. L’ultimo consigliere di al-Kadhimi, Hisham al-Hashemi, sarebbe stato assassinato da un commando di queste milizie. Perfino l’Iran è in allarme per la fragilità irachena. L’Isis non è stato sconfitto. Secondo il sito curdo Rudaw il 17 febbraio tre membri della Ventottesima Brigata delle Forze di mobilitazione popolare sciite sono stati uccisi dagli uomini in nero a un posto di blocco che si trovava 28 chilometri a nord di Khanakin, nella provincia di Diyala.

Lorenzo Bianchi