Lunedì 29 Aprile 2024

La controffensiva di Kiev Nave spia di Mosca attaccata nel Mar Nero Nuovi raid in Russia

Dopo la battaglia a Belgorod, non si fermano le incursioni ucraine. Utilizzati barchini esplosivi: il Cremlino ammette l’assalto poi respinto . In azione i partigiani anti-Putin: "Colpiremo ancora il regime".

di Alessandro Farruggia

"La controffensiva è già in corso da giorni, è una guerra intensa lunga 1.500 chilometri di confine, ma le azioni sono già partite", ha detto in un’intervista al Tg1 Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Noi – ha ribadito – non vogliamo colpire il territorio russo, useremo le armi che ci avete dato per distruggere le posizioni russe sui territori che Mosca ha occupato. La Russia perderà e alla fine non ci sarà un trattato di pace, per quello aspetteremo che il regime a Mosca cambi".

L’offensiva di cui parla Podolyak non prevede per ora movimenti di truppe in profondità, ma lo shaping, il modellamento del campo di battaglia, in vista dell’offensiva delle forze corazzate e meccanizzate ucraine, che molti ritengono che inizierà a giugno. Questo significa che sono in corso attacchi di artiglieria e droni contro centri di comando e controllo, depositi di armi, batterie missilistiche e postazioni di artiglieria e anche azioni di disturbo come quella condotta l’altroieri dai partigiani russi– manovrati dall’intelligence militare ucraina – a Belgorod, e un attacco, ieri mattina, contro una nave militare di Mosca.

L’azione, che è fallita, ma è stata rivelata dagli stessi russi è avvenuta alle 5.30 del mattino contro la nave da ricognizione e spionaggio ’Ivan Husr’ – 96 metri e 4mila tonnellate, strapiena di apparecchiature elettroniche – "impegnata – sostengono i russi – a 140 km dal Bosforo (Mar Nero) in attività di protezione del gasdotto Turkish Stream". Contro la nave sono entrati in azione tre barchini esplosivi – veri e propri droni navali, veloci (80 kmh), telecomandati da remoto e con una carica di esplosivo di 200 kg – già utilizzati dagli ucraini in molte occasioni contro navi e porti russi. Ma stavolta è andata diversamente rispetto all’attacco contro il ’Moskva’: le due mitragliatrici MTPV da 14.5 millimetri dell’Ivan Husr sono riuscite ad affondare tutti e tre i droni marini esplosi poi lontano dall’unità russa. Ma il messaggio è: niente che naviga nel Mar Nero è al sicuro.

Lo stesso gli ucraini vogliono accreditare per il resto della frontiera tra Russia e Ucraina. Il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e di difesa ucraino, Oleksiy Danilov, ha parlato di nuove azioni dei partigiani russi in tre regioni russe, dopo quello di Belgorod: "Ci saranno dei passi avanti in altre regioni di confine finché il regime criminale di Putin non porrà fine alla sua guerra contro l’Ucraina. I russi non si sentiranno al sicuro in nessun angolo della Federazione: Bryansk, Kursk, Voronezh e altre regioni non possono essere sicure".

I partigiani russi (Rdk e Lsr) che hanno compiuto l’incursione di Belgorod, ieri hanno tenuto una conferenza stampa. "La nostra lotta continua – ha detto Maxim “Tsezar“ Andronnikov, leader dell’Lsr (Legion Svoboda Rossii) –l’operazione nella regione di Grayvoron ha avuto successo, abbiamo catturato equipaggiamenti e otto prigionieri. Restituiremo la speranza alla Russia, verremo di nuovo, presto, a Belgorod, Bryansk, Kursk, Voronezh, Rostov, Mosca. Torneremo a casa, la Russia sarà libera".

L’Rdk ha detto che due dei suoi uomini sono stati feriti nell’azione, mentre l’Lsr ha ammesso la morte di 2 dei suoi soldati e il ferimento di altri 10. Numeri ben diversi da quelli dati dai russi (70 morti). Le due organizzazioni hanno giustificato così l’uso di blindati occidentali: "Abbiamo utilizzato l’equipaggiamento che gli zombi del Cremlino avevano portato via agli ucraini vicino a Bakhmut". Non una parola invece sul bombardamento della base Belgorod 22, deposito di testate nucleari russe che si trova a 13 km dall’area degli scontri, il cui controllo era forse uno degli obiettivi dell’azione.