Incubo nucleare. Kiev chiede aiuto all’Onu. Putin: superata linea rossa

L’appello dell’Ucraina dopo l’annuncio del trasferimento di armi tattiche a Minsk. Gli Stati Uniti gettano acqua sul fuoco: "Mosca non si prepara a usare l’atomica"

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MOSCA

La Russia annuncia il trasferimento di armi nucleari tattiche in Bielorussia e l’Ucraina chiede alle Nazioni Unite che venga organizzata una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza. Il presidente russo, Vladimir Putin, nei giorni scorsi ha reso noto che a luglio sarà completata la costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia. Nonostante la precisazione che non verranno trasferite armi nucleari strategiche e che il trasferimento non violerà gli obblighi relativi al Trattato Start, firmato da Usa e Russia e che riguarda proprio la limitazione delle armi nucleari, l’annuncio ha avuto un forte impatto sulla comunità internazionale, anche per i toni utilizzati dal presidente. Putin, infatti, ha precisato che le armi saranno posizionate in Bielorussia per addestrare i piloti militari locali, aggiungendo che gli Stati Uniti in Europa hanno fatto la stessa cosa.

Il capo del Cremlino ha poi ribadito che l’Occidente ha "superato tutte le linee rosse e persino marroni, fornendo armi al regime di Kiev". "Un colpo di Stato costituzionale armato: è qui che è iniziato tutto – ha specificato il presidente –. Siamo stati costretti a proteggere la popolazione della Crimea e alla fine abbiamo sostenuto il Donbass. Fanno finta (l’Occidente, ndr) di non averci nulla a che fare. Sono gli istigatori di questo conflitto e i mandanti". La Nato ha bollato la retorica nucleare di Mosca come "pericolosa e irresponsabile", assicurando che sta monitorando da vicino la situazione. Il governo americano ha fatto sapere che non ci sono indicazioni sul fatto che la Russia si stia preparando a usare armi nucleari.

L’Ucraina, però, è preoccupata per quello che è stato definito "l’ennesimo atto provocatorio". Da Kiev è anche arrivato un appello a G7 e Ue, perché avvertano le autorità di Minsk delle conseguenze sul lungo termine di questa scelta e al popolo bielorusso perché faccia sentire la propria voce e non permetta che il Paese finisca "ostaggio del Cremlino".

Marta Ottaviani