Il taglio del cuneo fiscale Urso: "Interventi graduali"

Il ministro risponde a Confindustria: "Ma gli sconti non saranno in manovra"

Il taglio del cuneo fiscale sarà "per 23 per il lavoratore e 13 per l’azienda". È Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, a precisare come si configurerà la sforbiciata del costo del lavoro, confermando che l’intervento è allo studio dell’esecutivo. Quanto ai tempi, però, "non si può fare tutto e subito", precisa, lasciando capire che non se ne parlerà in manovra. Fondamentale, spiega il ministro, intervenire per elevare i salari; "e questo avverrà nel tempo. Solo innalzando i salari si potrà incentivare il lavoro".

La sollecitazione era arrivata in diretta dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che sollecita da tempo un taglio del cuneo e che, all’indomani dell’incontro delle imprese a Palazzo Chigi, aveva lamentato l’assenza di misure strutturali sul lavoro nell’ultimo pacchetto di aiuti. Il taglio del cuneo fiscale, che la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha indicato nella misura di 5 punti, è un impegno da assolvere progressivamente, nella legislatura. Avverrà "gradualmente", chiarisce Urso: "Non si può fare tutto e subito, possiamo fare ciò che è possibile e tracciare la rotta". La ripartizione comunque, "sarà per due terzi per il lavoratore e un terzo per l’azienda". Perché "dobbiamo alzare i salari".

Nella prossima manovra comunque dovrebbe essere confermato il taglio in essere, introdotto dal governo Draghi, di almeno 2 punti. Ai quali in prospettiva si dovrebbe aggiungere la riduzione di altri 5 punti, annunciata dalla stessa Meloni. Per Bonomi, la riduzione del cuneo è l’unico modo "per rimettere soldi in tasca ai lavoratori" soprattutto quelli con i redditi bassi, sotto i 35 mila euro, che di più soffrono il peso dell’inflazione a doppia cifra: per loro arriverebbero almeno 1.200 euro in più l’anno. Un intervento dal costo rilevante, 16 miliardi la proiezione nella proposta di viale dell’Astronomia, che si possono trovare rivedendo gli oltre mille miliardi di spesa pubblica annua: "Riconfigurare il 4-5%" significa avere a disposizione 50-60 miliardi, risorse per fare anche questo intervento, sostiene Bonomi.

Controversa, invece, la misura sui fringe benefit esentasse fino a 3 mila euro che le aziende potranno erogare: la platea "è molto ridotta, circa il 17%", afferma Bonomi. Dall’altro lato, il numero uno della Cgil, Maurizio Landini, chiede che questa somma vada a tutti i lavoratori e che si tuteli chi sta peggio: il perimetro tracciato dalla Nadef per la manovra è "insufficiente". La legge di Bilancio parte dai 21 miliardi in deficit destinati al contrasto del caro-energia, dopo i 9,1 miliardi stanziati con il decreto Aiuti quater. Altri fondi serviranno per finanziare ulteriori misure sul tavolo, dalla flat tax alle pensioni. Si parla di una manovra che dovrebbe valere complessivamente circa 30 miliardi e che si punta a varare nelle prossime due settimane.

Claudia Marin