Giovedì 25 Aprile 2024

Il rischio dell’escalation nucleare

Cesare

De Carlo

E ora? Come reagirà Putin? Prepariamoci alle atomiche di

teatro e al coinvolgimento della Nato, scrive l’Institute for the Study of War di Washington. Il rapporto è stato pubblicato ieri dal Wall Street Journal. Scenario da incubo. Povera Europa, già afflitta dalla crisi energetica voluta dal cattivo del Cremlino e ora esposta a contaminazioni radioattive (Chernobyl era in Ucraina), a rappresaglie missilistiche sui santuari Nato, a un conflitto generalizzato. Facciamo gli scongiuri.

Ma mi pare evidente che la

controffensiva ucraina nelle regioni orientali sia una notizia buona solo a metà. È buona per gli ucraini che contro ogni

previsione stanno mortificando l’aggressore.

Ma è cattiva per noi al di là della solidarietà dovuta e

meritata. Significa che la guerra rischia un’escalation

nucleare.

È impensabile che il presidente russo si ritiri con

la coda fra le gambe. A meno che – ipotesi improbabile – non abbia deciso di togliere il disturbo o non venga rovesciato. Il che non vuol dire che un eventuale successore perseguirebbe una politica meno paranoica. In gioco non è più il destino di un leader, ma il prestigio stesso di una nazione. L’Armata Rossa si è rivelata di cartapesta. La ritirata da Kharkiv è stata una rotta. Ha scritto un ufficiale ucraino a un giornalista americano: "Sapevamo che i russi erano demoralizzati, ma non ci aspettavamo che scappassero lasciandoci tanti mezzi corazzati, munizioni". E tanti morti. Peggio. L’avanzata ucraina procede rapidissima. In tre giorni ha riconquistato tremila chilometri quadrati, più di quanti ne avessero perduto in tre mesi. Le armi americane hanno fatto la differenza. Soprattutto lo Himars (High Mobility Artillery

Rocket System). Sempre secondo il succitato istituto è stata liberata anche Izyum, città chiave perché rompe l’assedio ai reparti ucraini

di Slovyansk. E di una tregua nemmeno l’ombra.