Elena G. Polidori "Il Paese è in una situazione drammatica, serve responsabilità. Per questo chiediamo al premier Draghi di inserire nell’agenda di governo le priorità che gli abbiamo indicato". Così Giuseppe Conte, che ha tirato le fila dopo oltre tre giorni di riunioni fiume, in cui le anime del Movimento – i contiani e i governisti – sono arrivate allo scontro frontale. "Adesso la decisione non spetta a noi, ma al premier", ha sintetizzato il leader grillino, anche se nulla è davvero ancora definito. Perché la spaccatura interna resta profonda e Conte, ieri, ha detto in modo chiaro che chi non condivide la linea, per "coerenza e chiarezza" dovrà "fare delle scelte precise". Ovvero allontanarsi dal M5s. La spaccatura è dunque più vicina. Per tutto il giorno si sono rincorse le voci di un’imminente documento che porterebbe all’uscita di una parte (chi dice 15, chi 30) dei deputati dal gruppo e di qualche senatore, a Palazzo Madama, come è noto, la maggioranza è da sempre critica verso il governo Draghi e c’è chi giura che la nuova scissione, quella che potrebbedovrebbe salvare il governo Draghi, verrà annunciata oggi. D’altra parte, l’opzione prevalente durante gli interventi è stata quella – riferiscono fonti parlamentari stellate – di andare all’opposizione. Un’altra è quella della tregua (ma minoritaria). L’ultima è quella di restare dentro, ma con garanzie prima dell’intervento di mercoledì del presidente del Consiglio in Parlamento. Tra le richieste, per esempio, quella di un decreto per correggere il superbonus, ma Conte ha sottolineato di non essere al corrente di alcuna novità in merito, nonostante l’ex ministro Fraccaro l’abbia punzecchiato su aperture di Draghi sul tema che invece l’ex premier avrebbe tenuto per sè. Un clima di sospetto reciproco che, dunque, persiste. E che è stato anche alla base della convocazione della riunione congiunta con la ...
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