Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Movimento nella palude di Conte "Chi vuole uscire è libero di farlo"

Scissione sempre più vicina, tra i 15 e i 30 governisti pronti a lasciare i Cinque Stelle. Nelle chat tornano gli insulti che erano stati lanciati contro chi aveva seguito Di Maio

Elena G. Polidori

"Il Paese è in una situazione drammatica, serve responsabilità. Per questo chiediamo al premier Draghi di inserire nell’agenda di governo le priorità che gli abbiamo indicato". Così Giuseppe Conte, che ha tirato le fila dopo oltre tre giorni di riunioni fiume, in cui le anime del Movimento – i contiani e i governisti – sono arrivate allo scontro frontale. "Adesso la decisione non spetta a noi, ma al premier", ha sintetizzato il leader grillino, anche se nulla è davvero ancora definito. Perché la spaccatura interna resta profonda e Conte, ieri, ha detto in modo chiaro che chi non condivide la linea, per "coerenza e chiarezza" dovrà "fare delle scelte precise". Ovvero allontanarsi dal M5s.

La spaccatura è dunque più vicina. Per tutto il giorno si sono rincorse le voci di un’imminente documento che porterebbe all’uscita di una parte (chi dice 15, chi 30) dei deputati dal gruppo e di qualche senatore, a Palazzo Madama, come è noto, la maggioranza è da sempre critica verso il governo Draghi e c’è chi giura che la nuova scissione, quella che potrebbedovrebbe salvare il governo Draghi, verrà annunciata oggi. D’altra parte, l’opzione prevalente durante gli interventi è stata quella – riferiscono fonti parlamentari stellate – di andare all’opposizione. Un’altra è quella della tregua (ma minoritaria). L’ultima è quella di restare dentro, ma con garanzie prima dell’intervento di mercoledì del presidente del Consiglio in Parlamento. Tra le richieste, per esempio, quella di un decreto per correggere il superbonus, ma Conte ha sottolineato di non essere al corrente di alcuna novità in merito, nonostante l’ex ministro Fraccaro l’abbia punzecchiato su aperture di Draghi sul tema che invece l’ex premier avrebbe tenuto per sè.

Un clima di sospetto reciproco che, dunque, persiste. E che è stato anche alla base della convocazione della riunione congiunta con la quale Conte voleva stoppare il blitz del capogruppo alla Camera, Davide Crippa (pro governo), ma poi era riuscito a persuaderlo. Ieri, invece, proprio Crippa è stato messo sotto accusa in Assemblea per aver tentato, insieme a Pd e Iv in capigruppo, di far votare la fiducia a Draghi prima alla Camera che al Senato.

È a Montecitorio infatti che il capogruppo sta organizzando la sua pattuglia di scissionisti che non aderirebbe al gruppo Insieme per il futuro di Luigi Di Maio e di cui potrebbe far parte anche il ministro Federico D’Incà, che ieri in Assemblea ha chiarito la sua posizione chiedendo una tregua per consentire al governo di concludere le riforme legate al Pnrr. L’operazione svuotamento del M5s insomma va avanti e a prescindere dai numeri consentirà a chi l’ha caldeggiata, Pd e ministro degli Esteri, di sostenere che è solo il partito di Conte a essere contro Draghi perché in Parlamento il gruppo M5s non esiste più. Nelle chat grilline riemergono in queste ore gli scambi Whatsapp riservati agli scissionisti di Luigi Di Maio. "Ah gli statisti... Siete squallidi per non dire peggio – scriveva per esempio la senatrice piemontese Elisa Pirro – Il movimento vi sopravviverà. Voi però affogherete nella m.... di cui vi state circondando". E ancora: "Sciacalli? Sono un cancro che va estirpato".

Sempre in chat, Paola Taverna se la prendeva con i colleghi. "Ma davvero 4 sfigati pensano di colpirmi con queste cagate?", scriveva la vicepresidente del Senato. E in tutto questo casino Beppe Grillo? Ai pochi che sono riusciti a sentirlo avrebbe spiegato di non essere contrario "a un Movimento che fa il Movimento", ma avrebbe anche manifestato diverse perplessità sulla gestione del momento; i contatti con Conte, poi, si sarebbero rarefatti in modo evidente negli ultimi giorni.