Martedì 7 Maggio 2024

Il mondo è ancora diviso tra Est e Ovest

Roberto

Giardina

Giornata cruciale, ieri per giungere alla pace. Biden vola a Kiev, mentre Wang Yi, ministro degli esteri cinese, è a Mosca per parlare di pace con Putin. E si attende il discorso del presidente cinese Xi Jinping per l’anniversario dell’invasione. In Ucraina non è in corso una guerra locale, era evidente fin dal primo giorno. È un confronto globale, Est contro Ovest o, se vogliamo, democrazia e libertà contro oppressione e dittatura. Si sentono ripetere, da una parte e dall’altra, vecchi slogan, quelli del tempo in cui il mondo era diviso dalla Cortina di ferro, e si viveva con la paura della terza guerra mondiale.

Da un anno in Ucraina si combatte per conquistare paesi o cittadine, ogni volta considerati decisivi, dai nomi finora sconosciuti agli europei. Si muore per Kherson o Bakhmut, ma la guerra verrà decisa altrove. Si è giunti a uno stallo, anche se russi e ucraini si dichiarano sempre convinti della vittoria. A questo punto nessuno può vincere sul campo. Se nessuno vince, perdono tutti. Wang Yi, è il consigliere fidato del presidente cinese Xi Jinping, e la proposta per la pace presentata a Putin, per il momento segreta, dovrebbe essere un tentativo serio. Pechino aspira alla leadership, non si espone senza chance serie di successo. Wang Yi ha risposto con durezza all’accusa americana: non forniamo armi alla Russia: vogliamo un mondo più sicuro. Tra Washington e la Cina con Kiev, ci si batte in realtà anche per Taiwan. L’Europa è divisa, tra chi vuole fornire armi senza limiti a Kiev, e quanti temono l’escalation. A Berlino, a Parigi, anche a Roma si parla già di come gestire la ricostruzione dell’Ucraina in macerie. Sarà un grande affare. Zelensky protesta perché si sente tagliato fuori dalle trattative. Combattiamo per la pace del mondo, ha ricordato a Biden a tutti noi, ma la parola decisiva non sarà la sua.