Giovedì 16 Maggio 2024

"I controlli? Troppo pochi. E i processi sono lenti"

L’ex pm Guariniello: non si vigila sulla sicurezza, la giustizia non fa più paura

"I controlli? Troppo pochi. E i processi sono lenti"

"I controlli? Troppo pochi. E i processi sono lenti"

Morire nelle fogne. C’è qualcosa di sinistro e simbolico nell’ultima strage sul lavoro a Casteldaccia. Raffaele Guariniello, pm nel caso Tyssen, in 48 anni di magistratura di tragedie sul lavoro ne ha affrontate tante.

Queste ennesime cinque vittime si potevano evitare?

"Prendo atto purtroppo del fenomeno nuovo che sta dilagando in Italia, la proliferazioni di appalti e subappalti. Non solo nei cantieri. Perché si pensa, sbagliando, che così ci siano meno obblighi e responsabilità. Sento dire: mancano le leggi. Non è vero, le leggi ci sono. Puniscono gli appaltatori e prima di tutto i committenti".

E allora cos’è che si inceppa sempre?

"Le leggi vanno fatte rispettare. Perché non si rispettino è la vera domanda. La prima risposta è che mancano i controlli: gli organi di vigilanza non funzionano adeguatamente. Ma è la seconda riposta ad essere abbagliante: la giustizia penale ormai non fa più paura a nessuno".

Nel senso che tanto alla fine sanno tutti di cavarsela?

"Nel senso che le leggi possono essere violate sapendo di andare incontro a un rischio irrilevante. I processi penali in materia di sicurezza in alcune zone non si fanno, oppure si fanno con troppa lentezza e leggerezza. E di solito si concludono in Cassazione con l’assoluzione. O la prescrizione. O la condanna solo delle piccole imprese. Il risultato è un diffuso senso di impunità".

La soluzione?

"Con la Thyssen abbiamo evitato sia l’assoluzione sia la prescrizione lavorando a testa basta per due mesi e mezzo. A condurre le indagini non erano magistrati più bravi, solo altamente specializzati. La notte della tragedia eravamo già sul posto. E il giorno dopo abbiamo mandato la polizia tributaria a controllare cosa c’era scritto nei loro computer. Bisognava spendere 800mila euro per rimettere a posto una linea che doveva essere trasferita. Una prova eccezionale per un pubblico ministero. Centoventi piccole procure parcellizzate non possono permettersela una prova così".

Torna il suo vecchio sogno di una procura nazionale per la sicurezza sul lavoro…

"Per forza. Anche il ministro Nordio ha riconosciuto il problema. Vedo gravissimi infortuni in zone con procure da 3 o 4 magistrati: lavoro improbo, scarsa abitudine a processi di questo tipo. Impensabile poi un’azione sistematica di prevenzione, che è l’altro punto essenziale. Una procura nazionale sarebbe legittimata a fare questo tipo di accertamenti. C’è bisogno di una spinta verso il nuovo. Posso solo augurarmi che sia il presidente Mattarella a darla".