Giovedì 16 Maggio 2024
NINO FEMIANI
Cronaca

I cinque operai morti: "Non erano autorizzati a scendere nelle fogne". I pm: ditta in subappalto

Palermo, l’impresa doveva pulire solo i pozzetti in superficie e utilizzare sonde. Un’ostruzione ha spinto la squadra a calarsi, fatale l’assenza di mascherine. L’ipotesi: il tappo di liquami è saltato e il gas ha fatto perdere i sensi a tutti.

I cinque operai morti: "Non erano autorizzati a scendere nelle fogne". I pm: ditta in subappalto

I cinque operai morti: "Non erano autorizzati a scendere nelle fogne". I pm: ditta in subappalto

In quel maledetto cunicolo i sei di Casteldaccia non avrebbero mai dovuto mettere piede. L’appalto era stato assegnato alla Tek – società che si era aggiudicata dalla municipalizzata Amap la manutenzione della rete fognaria di Casteldaccia per un milione –. Poi era finito in subappalto alla Quadrifoglio Group e prevedeva la pulitura nei pozzetti di superficie e lo spurgo dei condotti attraverso sonde o pompe di aspirazione. Il lavoro era iniziato lunedì 29 aprile, ma lunedì, a distanza di una settimana, qualcosa è andato storto. L’ipotesi è che l’ostruzione nell’impianto fognario non potesse essere gestita dalla strada perché la sonda flessibile si era bloccata. A questo punto, la squadra avrebbe dovuto sospendere il lavoro e rivolgersi alla Tek. Una pratica desueta perché chi affida il lavoro in subappalto non vuole fastidi. I sei uomini in tuta gialla della Quadrifoglio non erano però autorizzati a scendere nei locali dell’impianto di sollevamento. Per questo motivo, sembra, abbiano chiesto il via libera a qualcuno dell’Amap.

Un punto su cui i magistrati hanno a lungo interrogato il direttore dei lavori. Così il più anziano del gruppo, Epifanio Alsazia, che avrebbe compiuto 71 anni il 15 maggio prossimo, comproprietario della Quadrifoglio (24 addetti e un milione di euro di fatturato), ha deciso lui di calarsi. "Vado a vedere cosa è successo – sembra abbia detto – sto sotto pochi minuti". E invece da quel tombino Epifanio non è più risalito, anzi nell’inferno di miasmi e veleni sono scesi anche altri cinque, in una eroica e generosa catena di morte.

Cosa è successo sei metri sotto il pavimento stradale? L’ipotesi è la seguente: dopo Alsazia sono scesi altri due perché ‘nonno Epifanio’, come lo chiamavano affettuosamente i colleghi, aveva bisogno di aiuto per sbloccare la sonda flessibile di spurgo. Dopo molti tentativi, all’improvviso, il tappo di liquami che impediva il lavoro della sonda è saltato e una massa di liquami e gas li ha investiti facendogli perdere i sensi. Gli operai sono precipitati nella vasca tre metri più sotto. I compagni dei malcapitati sono scesi per portare soccorso, ma anche loro sono stati uccisi dalle esalazioni di idrogeno solforato, gas prodotto dalla fermentazione di materiale organico.

Doveva essere un lavoro all’aria aperta. Ecco perché nessuno indossava le mascherine, di cui non c’è traccia neanche nel furgone dell’impresa parcheggiato sulla strada. Per scendere fino alla cisterna, a sei metri sottoterra, servivano invece dispositivi di sicurezza, a cominciare dallo strumento elettronico per calcolare la presenza e la saturazione dei gas nell’ambiente. Il fascicolo della Procura imerese è aperto per omicidio colposo plurimo. Sentiti già alcuni operai della ditta. "Sono stato in servizio dalle 8 alle 10 – dice Giovanni D’Aleo, 44 anni, l’operaio che ha dato l’allarme – tutto filava liscio, ho avuto il cambio da mio cugino Giuseppe Miraglia (una delle vittime, ndr) e mi sono allontanato per mangiare un panino. Quando sono tornato ho sentito le urla dei miei compagni e ho dato l’allarme".