Mercoledì 24 Aprile 2024

Il migrante col fischietto: "Sono diventato arbitro, sogno la Coppa d’Africa"

Mustapha, dal barcone ai campi da calcio della Campania

Mustapha Jawara, 22 anni

Mustapha Jawara, 22 anni

Napoli, 24 luglio 2022 - Il calcio come sogno di una nuova vita. Per Mustapha Jawara, 22 anni, indossare la divisa da arbitro era l’occasione per superare per sempre la vita grama del migrante e chiudere nello scrigno dei ricordi il lungo viaggio dal Gambia all’Italia a bordo di un barcone. Una passione per ottenere integrazione e riconoscimento sociale, abbinato a un lavoro di commesso in una rivendita di ricambi per auto. "L’arbitraggio è più di un hobby. Per me è un modo per onorare i tanti amici che hanno perso la vita durante quel viaggio allucinante dall’Africa occidentale all’Italia".

Partito dal villaggio di Sanunding, dopo un tragitto rocambolesco e la detenzione nei campi-lager della Libia, ecco l’approdo in Campania fino a Polla (Salerno), porta d’ingresso del Cilento, la città che gli ha aperto le braccia. Qui, dopo aver ottenuto un lavoro, Mustapha coltiva la passione del fischietto. Si allena, frequenta il corso on line per arbitri. Poi il gran giorno: debutta lo scorso novembre a Palomonte in una partita del campionato under 15. Mustapha è bravo, e la sua carriera registra un crescendo: il passaggio a incontri tra under 17 fino a gare di Seconda e Terza categoria. In tanti dicono di lui: è freddo, capace, si fa rispettare, un arbitro nato.

"Quando ho debuttato tra i grandi in Terza categoria ho avuto un po’ d’ansia poi pian piano mi sono sciolto – ricorda Jawara –. Mi è sempre piaciuto il pallone, purtroppo non ero tanto bravo a giocare, conoscevo Musa Barrow del Bologna, anche lui gambiano, che si è affermato in Serie A". Ora Mustapha coltiva l’idea di completare l’operazione-riscatto riuscendo a salire all’Olimpo degli arbitri professionisti, il primo con la pelle nera in Italia. "Mi piacerebbe arbitrare il derby di Milano o Napoli-Juve. Ma nel mio cuore ho una fantasia che sprigiona dalle mie origini: arbitrare la finale di Coppa d’Africa. Così potrei riabbracciare la mia famiglia che sento solo per telefono".