Mercoledì 24 Aprile 2024

Il listone del Pd Letta scarica Renzi La Santa alleanza si fa senza Matteo

I dem vogliono allargarsi ma è veto su Italia viva. In forse Calenda. L’obiettivo è una lista unica con dentro Speranza, Bersani ed ex M5s

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di Ettore Maria Colombo

"No" a Renzi, dal Fronte democratico, quello che ruoterà intorno al Pd. E, pare, no a Renzi pure dal “Fronte repubblicano“, quello di Calenda. "Nì" (per ora) a Di Maio, dal primo fronte, quello dem. "No" secco, al buon Di Maio, dal secondo. Molto si muove, nel “fronte occidentale“ (agenda Draghi, atlantismo, europeismo, ecc.). Quello che, in teoria, dovrebbe accomunare il Pd e i centristi contro gli “sfascisti“ (Conte&Salvini), ma che, in realtà, non appare destinato a nascere. Pd e sinistra-sinistra (che, con l’agenda Draghi, c’entra assai poco, infatti Arturo Scotto di Art. 1 chiede "un’agenda laburista") andranno insieme. I centristi rischiano di andar, invece, sparpagliati. Renzi, forse, con Toti&Quagliariello e poco altro, Calenda, forse, con gli ex azzurri di FI (Gelmini, Carfagna, Brunetta), oltre che, ovvio, +Europa.

Il tutto prescinde dai battibecchi pubblici che pure ci sono. Ieri, per dire, Carlo Calenda (Azione) e il ministro Andrea Orlando (sinistra Pd) se le sono date di santa ragione, via Twitter. Il primo accusa il secondo di essersi "congratulato" con i senatori 5s, per i loro discorsi contro Draghi. Il secondo dice: "Ho chiesto se c’erano spazi di trattativa". Anche lo scontro tra Conte ("Pd arrogante. Non accettiamo la politica dei due forni", citazione demitiana) e il ministro Guerini ("chi ha fatto cadere Draghi non può essere alleato del Pd") può esser derubricato a constatazioni non amichevoli. Al netto della pantomima delle primarie siciliane – le quali, per assurdo, oggi si tengono uguale – indicano solo, da parte del Pd, una strada ormai segnata. Nessuna alleanza con chi "ha fatto cader Draghi". La parolina "M5s" non è esplicitata, ma sta, ormai, e chiaramente, in tutte le dichiarazioni, da Enrico Letta in giù, per lo ‘scuorno’ dell’area della sinistra dem che, sotto sotto, ancora ci spera.

Quello che conta è ciò che accade sottotraccia. Il Pd ha deciso: scaricherà Renzi e la sua creatura, Iv. Sondaggi riservati, ma già usciti sui giornali, dicono che "sono più i voti che ci toglie che i voti che ci porta". Sai che notizia. Vale di più la battuta di un big della sinistra: "Renzi, nel 2014, gli ha suonato la campanella, ora Letta gli suona il campanaccio…". Insomma, Renzi "è fuori". Già, ma quale sarà, questa benedetta alleanza e da chi sarà composta? I centristi ci staranno? E la sinistra starà unita? Ecco, qui nascono i problemi. Calenda, che ieri ha incassato l’ingresso in Azione del senatore Cangini (ex FI), dice no a "coalizioni antipopuliste, dai Verdi a Di Maio". Invece, Di Maio chiede la nascita di un’area di "unità nazionale contro Conte e Salvini". Morale, Di Maio ci starebbe, ad allearsi con il Pd, Calenda no e, in aggiunta, non vuole né Renzi né Di Maio.

Il Pd, a questo punto, ha pochissime possibilità, da giocarsi. In buona sostanza, ne resta solo una. Inglobare Articolo 1 di Speranza-Bersani, nelle sue liste, con un simbolo in parte nuovo (l’idea allo studio è "Pd-Pse-Progressisti") e allearsi con i rosso-verdi di Fratoianni&Bonelli in coalizione. Magari è poca cosa ma allo stato è quello che c’è.