Mercoledì 24 Aprile 2024

Il giurista: la Consulta ha parlato "Tocca allo Stato gestire la pandemia"

Clementi: "Nessun conflitto di competenze, è compito di Roma". Mesi di incertezza

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di Giovanni Rossi

Mario Draghi striglia le Regioni per le inadempienze sul piano vaccinale. Francesco Clementi (foto) , 46 anni, docente di diritto pubblico comparato a Perugia, non se ne stupisce: "È l’effetto della sentenza della Consulta del 17 marzo 2021 – giorno del 160° dell’Unità d’Italia: la gestione della pandemia spetta esclusivamente allo Stato".

I governatori invece masticano amaro. Dopo un anno in trincea – non senza gaffe e protagonismi – si sentono forse delegittimati?

"Dal 2001, anno della riforma del Titolo V della Costituzione dopo il fallimento della Bicamerale, il Paese ha messo l’unico diritto che la Costituzione definisce “fondamentale“, ovvero il diritto alla salute, nell’alveo della legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Una scelta che ha reso più fragile questo diritto, come già evidente in tempi ordinari per la diversa qualità dei sistemi sanitari regionali, e come lampante oggi di fronte all’emergenza Covid".

Ci voleva la Consulta per capirlo?

"La provvidenziale sentenza sul caso Valle d’Aosta – riassumendo: le Regioni non possono attenuare i limiti della disciplina nazionale, caso mai solo inasprirli per giustificati motivi – richiama con decisione le previsioni costituzionali dell’art.117 che affida allo Stato la competenza esclusiva della profilassi internazionale. Un dovere messo tra parentesi per tutto l’ultimo anno del governo Conte 2 lasciando la tutela della salute pubblica – nonostante vigorosi allarmi – nel solco della legislazione concorrente Stato-Regioni. Il tutto tra liti, incomprensioni ed equilibrismi. La sentenza della Consulta nei giorni dell’insediamento del governo Draghi realizza per fortuna un doppio assist".

A chi?

"Allo Stato, richiamato al suo dovere di tutelare la salute dei suoi cittadini senza discriminazioni; alle Regioni che, passata la pandemia, potranno chiedere con forza al legislatore quella Camera delle autonomie (di tutta evidenza al posto del Senato) che possa offrire rango costituzionale alla dialettica sulla gestione della sanità pubblica".

Svolta alle porte?

"Chi può dirlo? Di certo la Conferenza Stato-Regioni rappresenta un ibrido non più tollerabile, privo com’è di quella trasparenza che è la verbalizzazione pubblica tipica del parlamento. Conosciamo per filo e per segno cosa dissero Cavour e Mazzini, oppure Moro e Berlinguer, e sappiamo invece molto poco del confronto tra Roma e territori sul principale capitolo di spesa di ogni bilancio dello Stato. Sarebbe il caso di intervenire".