Venerdì 26 Aprile 2024

Il doppio gioco di Pechino: invio di armi e piani di pace. L'Ue vieta TikTok ai funzionari

Il Dragone scende in campo con l’obiettivo di fare l’arbitro. Ma la bilancia pende verso la Russia. L’allarme Usa: invieranno armi a Putin, pronti a mostrare le prove. Bruxelles, allarme spionaggio

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Roma, 24 febbraio 2023 - Dopo avere giocato per un anno un ruolo da dietro le quinte, adesso la Cina è pronta a scendere in grande stile nell’arena internazionale, sulla carta per raggiungere una pace duratura, ma nei fatti per imporre un nuovo ordine mondiale che segua le regole di Pechino. Non bastano più le risoluzioni Onu, dove opta sempre per l’astensione quando c’è di mezzo la Russia. Il 21 febbraio, Pechino ha anticipato alcuni contenuti del Global Security Initiative Concept Paper, che verrà presentato domani, in modo molto significativo, nel primo anniversario dell’inizio della guerra della Russia contro l’Ucraina. Il documento traccia 20 direttrici attraverso le quali la Cina intende muoversi per assicurare la stabilità mondiale.

I dubbi sulla sua buona fede e sul fatto che dall’iniziativa sia destinata a guadagnarci soprattutto Pechino, però, sono più che leciti. Per quanto Gsi si impegni a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi, la questione Taiwan rimane ampiamente ancora aperta, visto che Pechino e la comunità internazionale non ne riconoscono l’indipendenza. Anche sul dirimere le controversie internazionali, poi, le vedute fra Oriente e Occidente divergono profondamente, visto che quest’ultimo è determinato a eliminare l’utilizzo delle sanzioni.

Il tutto sembrerebbe andare a favore della Russia, con un equilibrio di alleanze che ribalta quello della Guerra Fredda, dove la Cina era la parte debole con l’Unione Sovietica. Oggi è Pechino che comanda con Putin che abbozza, anche perché non può permettersi di fare altrimenti. Fosse solo questo, ci sarebbero già tutti gli elementi per essere preoccupati. Washington, da mesi, accusa Pechino di aver fornito droni alla Russia, che non hanno capacità offensiva ma che aiutano, e non poco nell’analizzare le mosse degli ucraini sul campo, con tutti i vantaggi del caso per i russi dal punto di vista strategico. Ci sono poi i dubbi della Nato. Il segretario del Patto Atlantico, Jens Stoltenberg, ha parlato di ‘alcuni segnali’ che indicano come la Cina, dietro alla sua apparente neutralità, alla quale credono davvero in pochi, avrebbe fornito armi a Mosca contro Kiev. Passano poche ore e, dall’altra parte dell’Atlantico, il discorso si fa via via più concreto. "L’amministrazione Biden – scrive il Wall Street Journal – sta considerando se diffondere le informazioni di intelligence che proverebbero che la Cina sta valutando se inviare armi alla Russia". A riprova di ciò, continua il giornale, ci sarebbero stati nei giorni scorsi diversi appelli a porte chiuse alla Cina, culminati con i colloqui del capo della diplomazia cinese Wang Yi con Anthony Blinken, e tesi a riportare Pecino verso la neutralità.

"Finora la Cina non ha fornito armi alla Russia, ma continuiamo a monitorare la situazione", ha corretto il tiro la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, forse anche in seguito all’irritazione cinese, che punta a ridisegnare per sé il ruolo di grande arbitro degli equilibri internazionali, ma non dei più imparziali.

Nel frattempo scoppia il caso TikTok. Dopo il governo federale americano, anche l’Unione Europea ieri ha fatto richiesta formale ai propri dipendenti di disinstallare il social cinese dai propri dispositivi. C’è un "forte focus sulla protezione della sicurezza informatica ed è su questo che abbiamo preso questa decisione", ha spiegato il commissario Ue per il Mercato interno Thierry Breton. Da parte sua il social ha replicato che è una decisione "basata su pregiudizi". "Il Governo cinese non ci ha mai chiesto acceso ai dati e se lo facesse non glielo accorderemmo", ha replicato anche il responsabile relazioni istituzionali Sud Europa di TikTok, Giacomo Lev Mannheimer. La app dovrà essere disinstallata entro il 15 marzo dai telefonini aziendali del personale della Commissione e da quelli privati con accesso al servizio di telefonia mobile. Una sospensione temporanea, ha chiarito l’esecutivo, e che sarà oggetto di rivalutazione. Poi ha chiarito: "Non c’è stata pressione da Washington". Così sarà. Ma di sicuro quello digitale è già un nuovo fronte.