Giovedì 25 Aprile 2024

Il diritto nonostante tutto di festeggiare

Viviana

Ponchia

Perché la vita sarà anche un naufragio, tuttavia non abbiamo dimenticato di cantare nelle scialuppe e anche per questo ci siamo salvati. Ho chiesto in giro dove si stessero organizzando le parate e i veglioni. Per dare un contributo sincero al primo aprile del resto della nostra vita. Siccome, però, nei dintorni di ogni agonia siede sempre un tizio che osserva e giudica, quel tizio mi ha dato della matta. Ma che spudoratezza, cosa vuole festeggiare. Non sa che c’è la guerra? Sì che lo so. E purtroppo so che non sempre un dolore che ne sopprime un altro funziona come medicina. Però, che peccato. Peccato che questo sbarco tanto atteso passi sotto silenzio. Dico una cosa anche peggiore: peccato che le bombe ci diano l’ennesimo pretesto per non rallegrarci. Come se fosse più etico accumulare tormenti, o in fondo rassicurante passare da un terrore all’altro. A Sanremo Checco Zalone ha rivendicato il diritto di voltarsi indietro e sorridere con il lamento del "virologo sincero": "Pandemia, ora che vai via che ci faccio con la rosolia… pandemia, quanta nostalgia". Nostalgia neanche un po’, piuttosto tenerezza per come abbiamo affrontato il viaggio su un pianeta sconosciuto, per i lividi che ci portiamo addosso. Il mondo è pieno di pericoli e posti oscuri, però negare l’esistenza delle cose belle, in questo caso la fine di un incubo sanitario, non aiuta. Alda Merini scriveva della sofferenza risolutiva del parto: tutti, quando viviamo un momento terribile e lo superiamo, tendiamo a dimenticare. Altrimenti non ci sarebbero più né madri né figli. Dimenticheremo anche il Covid prima o poi. Ma questo primo aprile, che niente toglie a un’altra grande tragedia, impone di ricordare dentro a cosa siamo passati per arrivarci. E sì, festeggiare.