Mercoledì 24 Aprile 2024

Il certificato da mostrare a chi lo ha già

Simone

Arminio

Erre-emme-enne, esse-emme-enne. "Emme, non enne! Aspetti, faccio lo spelling: Roma, Milano, Napoli. Savona, Milano, Napoli..." È il mio codice fiscale e, come troppi italiani, l’ho imparato a memoria controvoglia perché mi viene richiesto in continuazione. Fa il paio con l’indirizzo di residenza, il luogo e la data di nascita. E ci sono due aggravanti: 1) Due volte su tre a chiedermelo è un ente che lo ha già. 2) Una di quelle due volte su tre è proprio l’ufficio che quel dato me lo ha fornito. Tipo all’Anagrafe, sarà normale che mi chiedano ogni volta dove abito e quando sono nato? A maggior ragione oggi, in tempi di Internet, di big data, di Spid e digitalizzazione dei contenuti. Oggi faccio un bonifico col cellulare, e per identificarmi basta un’impronta, però l’ente che detiene i miei dati anagrafici mi chiede, ogni volta, prima di qualunque mia richiesta, di compilare un foglio (8 volte su 10 a penna) con tutti i miei dati. E così dappertutto, nella Pa.

Siamo stalkerizzati dalla burocrazia, questo è, ed è per questo che esultiamo di soddisfazione nel sapere che, nel Ddl Concorrenza che è passato ieri alla Camera, è inserita la proposta di sanzioni disciplinari per l’ente o il funzionario che sia ’beccato’ a richiedere documenti e informazioni già in suo possesso. Ora, la norma al momento riguarda le imprese, ma non disperiamo possa presto estendersi anche ai singoli cittadini. Aspetteremo quel momento, riguardando a nastro nell’attesa i classici satirici della lotta alla burocrazia. Dal rag. Ugo Fantozzi a Carlo Verdone, fino al culmine con Benigni e Troisi: "Alt! chi siete? Cosa fate? Cosa portate? Un fiorino!". Resta una paura, tremenda, ansiolitica, spiazzante: se e quando questo momento arriverà, per ottenere giustizia di fronte all’ennesimo sopruso, non sarà che ci chiederanno di compilare un modulo indicando, rigorosamente a penna, nome, cognome, luogo di nascita e codice fiscale?