Roma, 6 aprile 2024 – Primo, non prenderle. Ovvero la priorità oggi, come ha sottolineato il segretario di Stato americano Antony Blinken ("dobbiamo far sì che l’Ucraina resista i prossimi mesi") è salvaguardare l’Ucraina da nuove avanzate. "L’anno scorso – osserva Alessandro Marrone, responsabile difesa dell’Istituto Affari internazionali (Iai) – è fallita, infrangendosi contro le difese stratificate russe. Quindi pianificare una nuova controffensiva ucraina è oggi irrealistico. Quello che è prioritario e realistico è proteggere l’80% del territorio ancora sotto controllo di Kiev, e per farlo servono più fortificazioni, estesi campi minati, e molte più munizioni, oltre a droni, artiglieria pesante in grandi numeri e sistemi antiaerei a protezione anche del fronte. E credo che questa sia la linea della Nato". Può funzionare se ci saranno i soldi e se non si perderà altro tempo.
Come ha osservato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, "la situazione nel campo di battaglia è difficile. Abbiamo visto quanto la Russia stia spingendo lungo la prima linea, quanto stia mobilitando più truppe e anche quanto sia disposta a sacrificare uomini e materiali per conquiste marginali. Per questo che c’è urgenza nel mobilitare più sostegno all’Ucraina". E così dall’Ucraina giungono sempre più grida d’allarme. "Il problema per noi è il tempo: adesso è un momento critico per l’Ucraina. Senza sistemi di difesa aerea le nostre città sono esposte. È molto importante che il pacchetto di aiuti venga approvato questo mese dal Congresso degli Stati Uniti", ha dichiarato il capo di gabinetto del presidente ucraino Andry Yermak. Già.
Ieri i canali filorussi hanno annunciato la conquista della cittadina di Chasiv Yar, vicino a Bakhmut: in realtà un gruppo d’attacco russo ha si raggiunto Zelena street, alla periferia est, ma poi è stato respinto con forti perdite a circa 700 metri dalla cittadina, cioè da dove era partito. Ma anche qui la pressione resta altissima perché su tutto il fronte c’è una forte penuria di colpi d’artiglieria (specie il 155 mm, calibro Nato) che la Russia sta sparando a ritmi tra quattro e sei volte superiori. E questo distrugge le fortificazioni delle trincee ucraine, fatte segno – al ritmo di 50-60 al giorno – anche dalle devstanti “glide bomb“, le bombe d’aereo russe (come le Fab 1500M da una tonnellata e mezza) modificate con kit gps e alette che gli consentono di planare e di essere sparate dalla distanza di decine di chilometri. Per provare a bloccarle gli ucraini stanno cercando di usare i droni attaccando gli aeroporti di partenza dei bombardieri che le lanciano. Ieri sono state colpite le basi dei bombardieri SU34 a Morozov e Yeysh e dei bombardieri strategici TU160 eTU95 a Engels/Saratov (a ben 700 km dall’Ucraina), distruggendo a terra sei aerei. Ma ci vorrebbe anche più contraerea missilistica a protezione delle prime linee, mentre ora è a protezione soprattutto delle città, e basta a malapena. Così i russi possono attaccare al fronte, seppure con forti perdite, e lentamente avanzare. E senza gli aiuti promessi, nei prossimi mesi rischia solo di andare peggio.