Mercoledì 24 Aprile 2024

I riformisti Pd e la coalizione-Draghi "Un fronte con chi lo vuole premier"

Marcucci: "Più che un grande centro serve un’intesa che lasci a palazzo Chigi l’attuale capo del governo"

Migration

di Elena G. Polidori

Senatore Andrea Marcucci, che suggestione le dà l’idea di un grande centro da Bersani a Giorgetti, passando per Calenda e Renzi…

"Credo che nel Pd, che in questo momento è l’unico soggetto che può essere capace di dialogare con l’ampio fronte da lei suggerito, questa suggestione vada avviata con un obiettivo preciso, però: avere Mario Draghi come premier anche dopo le elezioni del 2023. La sua autorevolezza e il lavoro che si sta facendo per il rilancio del Paese non possono interrompersi tra un anno e mezzo, devono proseguire anche oltre. Dunque, più che una federazione di centro, io lancio l’idea di un nuovo governo a guida Draghi dopo le elezioni del 2023 con tutte le forze politiche che vorranno starci".

Un’ipotesi come questa, tuttavia, non può che prevedere una discesa in campo politico di Draghi che, a quel punto, rischierebbe di diventare un novello Mario Monti, con tutte le controindicazioni del caso.

"Non sto dicendo questo, anche perché il momento storico è assai diverso da quello che segnò il governo Monti e non ho mai parlato di un Draghi ‘politico’ ma di un Draghi che continua a portare avanti la sua opera riformatrice ad esclusivo vantaggio del Paese con un ampio ventaglio di forze politiche pronte a sostenerlo".

E in questo ‘ampio fronte’ lei chi ci vede?

"Vedo una parte ampia di Forza Italia, vedo il Pd da Bersani fino a Carlo Calenda che dopo aver dato una prova importante in queste amministrative ha tuttavia preso una posizione chiara con la scelta di votare Gualtieri a Roma e poi anche tutte quelle forze a sinistra del Pd, penso al gruppo misto del Senato dove siedono personaggi del calibro di Loredana De Petris, Vasco Errani, Pietro Grasso".

Forze politiche distanti che dovrebbero trovare anche una coesione elettorale per realizzare il suo ‘schema di gioco’.

"Non sono convinto che si vada a votare con l’attuale legge elettorale, anzi. E dunque penso che l’incentivo all’aggregazione, per creare un ampio fronte che sostenga Draghi anche nella prossima legislatura, ci sia tutto"

Non abbiamo ancora parlato dei 5 Stelle che, secondo molti, rappresentano il punto ostativo a questo disegno di larga maggioranza centrista.

"E io invece non gli escludo affatto i 5 Stelle, Giuseppe Conte ha portato i 5 Stelle ad una trasformazione profonda e credo che poi il Paese gli debba essere grato per aver coagulato istanze di protesta che altrimenti sarebbero esplose diversamente. Quello che voglio dire è che prima si discute con chi è più vicino: i riformisti, poi siamo pronti e disponibili a confrontarci con gli altri, Conte compreso".

Insomma, un governo Draghi 2, sostenuto da una grande coalizione centrista per lei è l’obiettivo del 2023. Ma prima ci sono le elezioni del presidente della Repubblica, di sicuro un banco di prova per questo progetto politico.

"Mi auguro che non ci siano forzature da parte di nessuna forza politica, spero davvero che tutti vogliano cercare una personalità all’altezza del ruolo per il bene del Paese, non che si vada in cerca del ‘proprio’ presidente come prova di forza di futura maggioranza, come è già avvenuto con altri presidenti, sarà necessario trovare una sintesi, un accordo più ampio possibile".

Vedendolo ancora premier nel 2023, dunque, lei esclude Draghi al Quirinale…

"Io non escludo nulla, dico che Mario Draghi serve al Paese più da premier che al Quirinale e per questo la costruzione di una maggioranza ampia, con il Pd perno di questa costruzione, a mio parere è quanto di meglio si può sperare per il futuro dell’Italia anche nella prossima legislatura".