di Achille Perego Non sarà solo colpa della guerra in Ucraina, ma la corsa dei prezzi di grano, frumento, mais e soia rischia di ripercuotersi nel carrello della spesa, con nuovi aumenti per il prodotto simbolo della cucina italiana, la pasta, e per pane, crackers, dolci e biscotti. Ieri alla Borsa di Chicago i contratti futures sul grano tenero, quello della farina OO, e del quale Ucraina e Russia sono tra i maggiori esportatori mondiali, con una quota del 14% del mercato, ha toccato il record storico con un più 7% a 1134 dollari a bushel (pari a 27,2 chili). I futures sul mais sono arrivati ai massimi dal 2013 a 747 dollari (+3%) e, rileva Coldiretti, il prezzo del grano è ai massimi dal 2008 con un valore di 37,5 centesimi al chilo. Qualcosa che, spiega Carmine Caputo, presidente di Mulino Caputo "in 50 anni di lavoro non ho mai visto accadere, neanche dopo la seconda guerra mondiale" con il rischio che le scorte di frumento "finiscano fra un mese o anche prima". L’Italia, sempre secondo Coldiretti, importa il 64% di grano tenero e il 53% del mais (20% ucraino) per l’alimentazione del bestiame. Il frumento ucraino, rileva l’Ismea, nel 2020 ha coperto però solo il 5% del fabbisogno e l’1% quello russo. Ancora più bassa (1%) la quota di Ucraina e Russia sui nostri approvvigionamenti di grano duro, quello che si usa per maccheroni e spaghetti da non confondere, avverte Luigi Cristiano Laurenza, segretario dei Pastai di Unione Italiana Food, con quello tenero per pane e biscotti. Se le esportazioni agroalimentare di Kiev in Italia valgono 496 milioni, la metà in olio di girasole, l’Ismea sottolinea come il problema della corsa dei prezzi del grano duro risieda in altri fattori extra guerra, come il crollo dei raccolti in ...
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