Giovedì 25 Aprile 2024

Guardate questa foto Onore a Saman

Marcella

Cocchi

Guardate questa foto. È il bacio tra due adolescenti, scarpe da ginnastica, jeans stretti, giubbotti corti. Si tengono per mano, lei sulle punte per arrivare alla bocca del fidanzato. È un bacio rubato di sera tra i vicoli della città, in questo caso Bologna. Un bacio come ogni giovane ha dato quando il resto del mondo non conta nulla al cospetto dei sentimenti in tempesta. Ora sappiamo che per la 18enne di origini pachistane, Saman Abbas, quel bacio dato come fosse una ragazza qualunque è stato una condanna a morte. Saman, che vestiva all’occidentale e aveva il piercing al naso. Saman, che aveva sdoganato da sé il diritto di mettere nel cassetto quel velo per cui in Iran sono morte Mahsa Amin e altre donne e uomini coraggiosi. Sì, il coraggio. Perché Saman era “colpevole“ solo di voler essere indipendente. Si era opposta alle nozze combinate che tuttora sono una pratica consuetudinaria in diversi Paesi. Aveva denunciato i suoi genitori e aveva detto ai carabinieri di essere disposta a tornare in comunità ma non in Pakistan. Infine, aveva avuto l’ardire di postare sui social la foto del bacio, come fanno milioni di persone di ogni lingua, razza, religione.

Questa foto, nella sua semplicità, restituisce – a lei sì – l’onore che delirava di aver perso il padre omicida. Ma in mezzo, tra due individui che più distanti non potevano essere sebbene si trattasse di genitore e figlia, ci sta il fallimento di un’integrazione che a volte sembra impossibile. E allora va bene che si elegga Saman a vittima simbolica del fondamentalismo islamico, come ha fatto Giorgia Meloni nella giornata mondiale della violenza contro le donne (e come invece fatica di più a fare la sinistra). Ma sfido chiunque a negare che questo caso abbia in seno anche l’incapacità di proteggere la vittima e, insieme, di frenare un delirio di possesso comune a tanti femminicidi, dove la donna non è altri che un oggetto. In un nuovo, atavico, inaccettabile, delitto d’onore.