Roma, 28 aprile 2024 – Scoppia un nuovo caso su Andrea Giambruno, l’ex compagno della premier Giorgia Meloni. Il quotidiano Domani riporta che due persone, lo scorso novembre, si sarebbero avvicinate nel corso della notte alla sua auto parcheggiata all’esterno della abitazione della presidente del Consiglio.
Secondo Domani, avvicinati dai poliziotti di sorveglianza, uno dei avrebbe riferito di essere un collega, mostrando un tesserino prima di sparire. Secondo la ricostruzione i due uomini erano due agenti dell’Aisi, l’Agenzia dei servizi segreti interna. Ipotesi smentita ieri dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, pur confermando l’episodio: è accaduto mentre il presidente Meloni era impegnata in una missione all’estero – ha chiarito –, ho riferito al Copasir che gli accertamenti svolti hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio".
Duqnue due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l'1 dicembre. Armeggiavano attorno all'auto dell'ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell'episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull'allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un'auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino. Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c'è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come «colleghi» senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull'accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l'articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, l'Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier. Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell'Aisi, l'Agenzia d'intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all'Aise, l'agenzia che invece si occupa dell'estero. In seguito però le indagini dell'Aisi scagionano gli 007 che quella notte - e lo testimonierebbero le celle telefoniche - si trovavano altrove. I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell'auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell'Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell'Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell'intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio».