Giovedì 25 Aprile 2024

Fustigavano la Casta Ma rientrano a Palazzo

Gli ex parlamentari M5s Taverna e Crimi ‘assistenti’ a 70mila euro l’anno

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di Elena G. Polidori

Ah, la casta. La lotta contro la quale ha consentito a Paola Taverna e Vito Crimi, un tempo maggiorenti del M5s sia sotto il "regno" Di Maio che successivi, di restare in Parlamento per due legislature. Poi lo statuto 5 stelle, avallato anche da Beppe Grillo, li ha costretti al passo indietro in virtù della "tagliola" che impedisce il terzo mandato. Altrimenti li avremmo ritrovati ancora lì. Ma, in qualche modo, in Parlamento resteranno queste due figure "di spicco" del Movimento 5 stelle che fu; saranno assistenti parlamentari del gruppo stellato, sia alla Camera che al Senato.

Percepiranno uno stipendio modesto rispetto a quello da parlamentare, solo 70 mila euro lorde l’anno, poco più di 3 mila euro al mese, pagati interamente dai fondi dei gruppi parlamentari, ovvero da quel "denaro pubblico" che loro, nella precedente vita parlamentare, si sgolavano di voler rifiiutare nel nome della lotta alla casta e della restituzione del denaro attraverso l’astrusa pratica delle rendicontazioni e del taglio degli stipendi. Rieccoli, insomma. Ma sotto altra veste, quella di “esperti“ delle pratiche di Palazzo a beneficio dei (pochi) neoeletti. A scegliere chi far rientrare dalla finestra dopo averlo fatto uscire dalla porta sbandierando lo statuto lo stesso leader Giuseppe Conte, già in passato al centro di polemiche per aver solo provato a pensare a delle deroghe per alcuni "particolarmente meritevoli", come l’ex presidente della Camera Roberto Fico, per dire, ma la cosa aveva sollevato un vespaio di polemiche. Che ora, tuttavia, rischiano di riaffiorare proprio per Crimi e Taverna? Perché proprio loro e non altri?

"Ma io non ne so nulla – ha commentato, quasi presa di sorpresa, Taverna –. Non ho letto nulla, non ne so niente".

La pratica del suo contratto, tuttavia, risulta addirittura "in lavorazione", come se dovesse prendere servizio tra pochi giorni, al massimo a fine mese, una volta apposta la firma del leader del partito, appunto Conte. Che in passato aveva così commentato l’uscita di scena di una classe dirigente a suo dire "capace". "A questo inconveniente ovvieremo trovando le forme e i modi per valorizzare il patrimonio di competenze ed esperienze dei portavoce che durante questa legislatura hanno contribuito a fare del Movimento una vera, notevole forza riformatrice".