Mercoledì 24 Aprile 2024

Fumo all'aperto e Covid: dove è vietato (in Italia e nel mondo)

Dalla Lombardia al Veneto alla Toscana all Sardegna si moltiplicano le ordinanze dei sindaci. A metà tra misure anti-Covid e svolta ecologica. Come funziona fuori dai nostri confini

Fumo e mascherina: binomio impossibile

Fumo e mascherina: binomio impossibile

Roma, 22 novembre 2020 – Alzi la mano chi non ha mai riservato almeno un'occhiataccia a quello davanti nella fila per il supermercato che svapa o aspira voluttuosamente dalla sigaretta centrandovi in pieno senza scampo, pena perdere il turno. Ora le cose cambiano. Dalla Lombardia al Veneto, il divieto di fumo all’aperto sta conquistando le città italiane. Una misura a metà strada tra l’emergenza Coronavirus e la svolta ecologica.

Niente sigarette alle fermate dei mezzi pubblici, nei parchi (aree cani incluse), nei cimiteri e nelle strutture sportive, come gli spalti degli stadi. E' il modello deciso a Milano, dal 1° gennaio.  Il sindaco Giuseppe Sala ha voluto anticipare di 5 anni, dal 2030 al 2025, il no smoke all’aria aperta. Ma le misure elencate scatteranno già all’inizio del 2021.

Il collega di Padova Sergio Giordani ha appena firmato un'ordinanza che fissa una distanza minima di 3 metri tra il fumatore e il suo prossimo, “fatti salvi plateatici e aree di somministrazione dei pubblici esercizi“, insomma i tavolini dei locali, dove resta la regola della distanza di un metro fissata dal governatore veneto Luca Zaia. Il divieto è esteso a  fermate del bus e scuole.

 

Anche Luca Pierobon a Cittadella (Padova) dal 13 novembre ha bandito il fumo all'aperto (centro storico, fermate, istituti scolastici, code davanti ai negozi o agli uffici, mentre il divieto nei parchi era già esistente). Sfidare le nuove regole costerà caro: 150 euro di multa, si parte da una sanzione minima di 25 euro per arrivare a 500.

Lo stesso giorno il sindaco di Este, Roberta Gallana, ha stabilito il “divieto di fumare, per gruppi di più di tre persone, sotto ai portici e nelle aree prospicienti pubblici esercizi”, intendosi "la distanza di almeno 5 metri" dai tavolini. Il primo cittadino la mette giù in modo molto chiaro, partendo da una considerazione incontestabile,  "per fumare è necessario abbassare la mascherina".  

E' corsa ai ripari anche Aulla (Massa Carrara). Una settimana fa il sindaco Roberto Valettini ha avvisato via social di aver "predisposto un’ordinanza che, sarà pubblicata a breve, vieta la possibilità di fumare all’aperto, nelle adiacenze degli esercizi che sono ancora aperti". Se n'è convinto, ha spiegato, passando davanti ai locali e vedendo quelli che consumano il caffè nei paraggi e subito dopo si accendono la sigaretta, sfilandosi la mascherina.

Nel mondo

Il filone, direttamente legato alle misure anti-Covid, era stato anticipato nel pieno dell’estate in modo massiccio dalla  Spagna. Nel Paese che si era ritrovato con il record di contagi, il ministro della Salute aveva dato il via libera al divieto di fumo all’aperto nei vari governi regionali se mancava la distanza minima dei due metri tra persone. Principio, questo, che torna anche nel nuovo corso milanese. Nei parchi infatti la sigaretta è possibile solo se vi trovate a 10 metri dal vostro vicino. La stessa regola che vale  in Australia. Ma anche in Italia c'era chi si era preparato per tempo alla stagione vacanziera. A giugno era partito il divieto a Sassari, prima città d'Italia, con un'ordinanza del  sindaco Nanni Campus. In Svezia il divieto di fumo all’aperto è in vigore dal luglio dell’anno scorso. Sono diventati smoke free parchi giochi, panchine di attesa dei treni nelle stazioni ferroviarie, ristoranti all’aperto. Ma l’obiettivo è molto più ambizioso: eliminare del tutto il fumo entro 5 anni. A New York il divieto è esteso dalle aree verdi alle spiagge alle piazze pedonali. Ed è impossibile fumare per strada anche a Tokyo, in Giappone.