Giovedì 25 Aprile 2024

Forza Italia ammicca al governo dei migliori

Posizioni diverse nel centrodestra che si presenterà unito al Quirinale. Ma gli azzurri, e in parte anche la Lega, aprono a nuovi scenari

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di Elena G. Polidori

Non ci sarà "mai una maggioranza Ursula come la interpretano in Italia – scandisce il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani –. Qui il centrodestra dovrebbe togliere le castagne dal fuoco alla sinistra, impensabile che Berlusconi spacchi il centrodestra, visto che lo ha fondato". Una parola d’ordine chiara anche e soprattutto nei confronti degli alleati. Perché il refrain dei giorni scorsi, "o voto o morte", sembra ormai archiviato anche dentro l’opposizione, scossa – soprattutto ieri – da fibrillazioni che precedono le consultazioni al Colle. Ci sono posizioni eterogenee, manifestate nelle ultime ore soprattutto da Salvini, tanto che i leader si riuniranno in un vertice di chiarimento prima di andare, uniti, dal capo dello Stato.

Perché a Giorgia Meloni, ed è questo il punto, è rimasta davvero indigesta l’apertura manifestata da Salvini a discutere di scenari post Conte, senza che gli alleati ne abbiano mai saputo nulla prima.

"Quando non ci sarà più Conte a Palazzo Chigi, ragioneremo di tutto il resto", ha infatti detto ieri il segretario leghista, aprendo, a sua volta dopo Berlusconi, a soluzioni diverse dal voto politico anticipato che tanto piace, invece, alla Meloni. Il capo della Lega si è poi corretto, spiegando che l’unica alternativa che vede con questo Parlamento è "un governo a guida centrodestra (che al momento, però, non ha i numeri), escludendo soluzioni alla ’tutti insieme appassionatamente’, ovvero di unità nazionale". Ma in quest’ultimo caso, Salvini si va a scontrare con Berlusconi e con l’ipotizzato (anche da Tajani) "governo dei migliori". Con Giovanni Toti, leader di "Cambiamo", che ha enfatizzato ancora di più il principio, parlando di "governo di salvezza nazionale" a guida Draghi, "il centrodestra faccia la sua parte".

Insomma, un florilegio di ipotesi (tutto il ventaglio caldeggiato da FI) che ha fatto arricciare il naso, e non poco, a Giorgia Meloni. La quale, durante la direzione del partito di ieri, non ha mancato di sottolineare "l’indecisione mostrata dagli alleati", con i quali la sinergia negli ultimi tempi sembrava essere stata quasi totale. Sembrava, appunto.

Le smentite di Salvini, d’altra parte, non hanno placato il nervosismo della leader di Fd’I, tanto che qualcuno, durante la direzione, ha addirittura proposto di andare separati, e non più in delegazione unitaria alle consultazioni al Colle. Perché al governo dei migliori di Tajani, Meloni ha contrapposto "un governo di patrioti" e le due cose non sono affatto sinonimi. "La strada giusta in democrazia sono le elezioni – ha puntualizzato Meloni, mostrando di comprendere le necessità degli alleati – poi ci sono sicuramente sfumature diverse, ipotesi di piani B che altri hanno ma che non prendo in considerazione. Sono fiera della compattezza che siamo riusciti a dimostrare". Su un punto, il centrodestra appare comunque davvero granitico. Ed è sul no secco al Conte Ter. E in questa fase, non è poi così poco.