Mercoledì 24 Aprile 2024

Finti stupri nelle fiction: bufera sulla Rai

Troppe storie di donne che inventano violenze. "Coincidenze imperdonabili in un Paese che fatica a credere agli abusi sessuali"

Migration

di Loredana Del Ninno

Un’estetista che accusa un ginecologo di violenze sessuali mai avvenute, una denuncia di stupro che si rivela un falso e persino una donna che tenta di incastrare un presunto molestatore, sobillata dalla moglie di lui, che vuole liberarsene per vivere finalmente con l’amante. Un tris di bugiarde, andato in scena in poco più di un mese in tre fiction di successo trasmesse da Rai 1 (Mina Settembre, Che Dio ci aiuti 6 e Le indagini di Lolita Lobosco), che ha fatto infuriare il popolo del web e non solo.

L’editoriale indipendente Aestetica Sovietica ha indirizzato una lettera ai vertici della tv di Stato, pubblicata online. "Quella che poteva sembrare una coincidenza – si legge – appare sempre più come un disegno politico, o quantomeno come un retaggio culturale imperdonabile in un Paese che già fa molta fatica a credere alle violenze sessuali".

Il sito rincara la dose: " Adesso basta. Pretendiamo spiegazioni. Queste coincidenze sono imperdonabili. Non tollereremo della retorica spicciola il prossimo 8 marzo. Il supporto a una battaglia lo si dà anche attraverso una rappresentazione veritiera del mondo in cui viviamo. E nel mondo in cui viviamo, quando una ragazza denuncia uno stupro, le si chiede se è sicura, se avesse bevuto, se avesse dato modo di credere al suo carnefice di starci, quanto corta fosse la gonna che indossava. Si dubita. E la Rai ci sta insegnando che facciamo bene a dubitare".

Una presa di posizione condivisa da numerosi utenti dei social che sottolineano come il servizio pubblico dovrebbe invece aiutare l’opinione pubblica a sconfiggere i pregiudizi nei confronti delle vittime di abusi. Pregiudizi purtroppo ancora profondamente radicati.

Sulla polemica dei finti stupri è interventuo il deputato di Italia Viva e segretario della Commissione di vigilanza Rai, Michele Anzaldi che ha scritto su Twitter: "Sull’imperdonabile ripetersi di finti stupri nelle fiction Rai siano le donne del Cda a chiedere spiegazioni e chiarimenti, prima che a farlo debba essere un uomo, come il sottoscritto, nei confronti di un altro uomo come l’Ad Salini. Chi non ha controllato? Quanto è stato speso?".

E in materia di stereotipi duri a morire, il personaggio interpretato da Luisa Ranieri, ispirato ai romanzi di Gabriella Genisi, è apparso, secondo molti telespettatori, come un concentrato di luoghi comuni: rossetto rosso, quinta di reggiseno e tacco 12. Critiche rigettate dalla Ranieri, che ha affermato: "Secondo me in Lolita ci sono molte donne e credo che in tante si ritroveranno nei suoi diversi aspetti. È una volitiva, in grado di gestire con autorevolezza gli uomini con cui lavora, ma è anche una donna morbida, con le sue dolcezze e debolezze".

All’estero, al contrario, nell’era post #MeToo trionfano serie tv come The Morning Show, Unbelievable e I may destroy you, che affrontano la piaga secolare degli abusi sessuali attraverso una narrazione autentica e sfaccettata.