Martedì 30 Aprile 2024

Fine di un’era, il Cav vende "Il Giornale"

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di Elena G. Polidori

"Potrei vendere tutto, ma Il Giornale no...". La raccontano così, ancora oggi, quella passionaccia di Silvio Berlusconi per Il Giornale, fondato da Indro Montanelli e dove, un tempo, ha scritto a lungo anche Marco Travaglio. Altri tempi, altra storia.

Poi ci fu il divorzio, tra il mitico direttore e l’imprenditore che stava per scendere nel campo politico. Montanelli lo giustificò così: "A questo punto non avevo più scelta. O rassegnarmi a diventare il megafono di Berlusconi. O andarmene".

Era l’11 gennaio del 1994, Montanelli lasciava la direzione del Giornale, da lui fondato 20 anni prima. Oggi siamo davanti a un altro addio, di sicuro più doloroso per chi, in quella testata, ha passato gli ultimi anni della vita professionale. È proprio lui, Berlusconi in persona, che dopo quasi 30 anni dice addio alla testata, di cui è socio dal 1977 (allora con una quota di minoranza del 12%) e che dal ’92 è nelle mani del fratello minore Paolo attraverso la Società Europea di Edizioni. L’acquirente è Antonio Angelucci, imprenditore romano nel campo della sanità, deputato da tre legislature di Forza Italia, editore di Libero, del Tempo e dei Corrierini regionali. L’idea del futuro dell’intero network, almeno stando a sentire le voci che circolano anche nelle redazioni, è di rendere le pagine del Giornale lo sfoglio “nazionale“ di un quotidiano che dovrebbe avere nel Tempo di Roma e in Libero di Milano le "cronache cittadine" delle due grandi città. I dorsi dei Corrierini, invece, al momento dovrebbero restare autonomi, salvo poi trasformarsi, in un secondo momento, in altrettante "cronache" cittadine, relativamente alle città di edizione.

Ma al di là delle strategie editoriali, il cambio di proprietà è, a suo modo, un capitolo della fase finale del berlusconismo che ha segnato gli ultimi tre decenni della storia politica italiana, fatta di vittorie politiche, scandali giudiziari, condanne, assoluzioni, fino alla scommessa di qualche giorno fa, ovvero l’impossibile elezione al Quirinale. Ora è tempo di uscire di scena dall’informazione cartacea in cui la figlia Marina non credeva più. Che accadrà davvero lo si saprà nei prossimi giorni, ma quel che è certo è che con Angelucci nulla sarà più come prima.