Mercoledì 24 Aprile 2024

Feste in lockdown, Johnson non cede "Ho sbagliato: mi farò perdonare"

Nuovo mea culpa in Parlamento. Ma il report (incompleto) lo inchioda: troppo alcol, azioni inaccettabili

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di Deborah Bonetti

"Sorry", scusatemi, vi chiedo scusa. Queste le parole ripetute dal primo ministro britannico ieri nella Camera dei comuni, dove si è recato con il capo cosparso di cenere dopo aver ricevuto il rapporto Sue Gray che, pur censurato in gran parte a causa dell’inchiesta della polizia su Partygate, l’ha accusato di "crollo di leadership e di giudizio in varie occasioni". La Gray, un’alta funzionaria statale a cui è stato dato il compito di fare chiarezza su una dozzina di festini a Downing Street avvenuti durante i vari lockdown, ha asserito: "Alcuni eventi non avrebbero dovuto essere autorizzati e altri non avrebbero dovuto svilupparsi come è avvenuto, quei comportamenti sono difficili da accettare". La Gray ha dichiarato che, per non compromettere l’indagine di Scotland Yard (su ben 8 dei 12 eventi in questione), le era stato possibile solo fare "riferimenti minimi" ai party: "Sono estremamente limitata in quello che posso rivelare riguardo a quegli eventi, quindi non mi è possibile fornire un rapporto significativo in questo momento".

In attesa del rapporto intero, che Johnson potrebbe però non pubblicare, il premier ha comunque dichiarato di "accettare in pieno" le raccomandazioni della Gray e ha promesso di dare un giro di vite alla "cultura di eccessi" a Downing Street. La Gray è stata infatti lapidaria: "Sullo sfondo della pandemia, quando il governo chiedeva ai cittadini di accettare ampie restrizioni nelle loro vite, alcuni dei comportamenti durante questi raduni sono difficili da giustificare". E poi: "Alcuni dei raduni in questione rappresentano una grave mancanza nell’osservare non solo gli alti standard che ci si aspetta da coloro che lavorano ai massimi livelli di governo, ma anche gli standard a cui all’epoca era tenuto l’intero Paese". Il rapporto ha evidenziato "un consumo eccessivo di alcol", giudicato "alquanto inappropriato in qualsiasi contesto professionale". Inoltre, alcuni funzionari che "avrebbero voluto sollevare obiezioni" non avevano potuto farlo, ovvero ci sarebbe stata intimidazione di potenziali "whistleblowers".

Il mini-rapporto conclude con la nota che "le strutture di leadership a Downing Street sono troppo estese e complicate" e andrebbero snellite e migliorate "senza aspettare i risultati del rapporto della Met Police". Keir Starmer, leader dell’opposizione, ieri ha di nuovo chiesto le dimissioni del premier, accusandolo di aver messo un’onta sul paese con il suo comportamento "senza dignità". Il leader dell’SNP (scozzesi), Ian Blackford, è stato persino espulso dai comuni per essersi infervorato accusando Johnson di aver "ingannato la camera". E persino i Tory hanno affondato le unghie nel loro premier, che si è visto attaccato da diversi colleghi, inclusa la sua predecessora Theresa May: "O il premier non ha letto le regole sui lockdown, o non le ha capite, oppure non pensava si applicassero a lui. Quale dei tre?". Ma ora tutto è di nuovo fermo fino alla conclusione dell’indagine della polizia e questa nuova dilazione potrebbe salvare le penne a Johnson, che appena una settimana fa sembrava spacciato. Gli agenti che indagano hanno ricevuto più di 300 fotografie e 500 documenti relativi all’inchiesta.